Un 26enne di Anagni, protagonista di un grave incidente, si è sottoposto ad una serie di interventi rischiosi, dall’alto tasso di mortalità. Una storia a lieto fine
Sembrava un’operazione impossibile. Un caso disperato. Ma si è concluso con uno straordinario ed emozionante lieto fine. Angelo Lemmetti, un ragazzo di 26 anni di Anagni, fu protagonista di un terribile incidente stradale il 23 luglio scorso. Con la sua automobile si schiantò nei pressi di Ferentino. Le sue condizioni apparvero subito disperate, tanto da trasportarlo immediatamente all’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma.
A Lemmetti fu subito diagnosticata un’emorragia cerebrale, fratture costali e pneumotorace, fratture degli arti inferiori. Una situazione davvero drammatica. Dal racconto che l’ospedale romano ha fatto sul suo profilo Facebook, viene spiegato che il ragazzo fu subito sottoposto d’urgenza a posizionamento di drenaggio toracico e stabilizzazione ortopedica delle fratture e subito dopo ricoverato in terapia intensiva nella UOSD Shock e Trauma del Dr. Emiliano Cingolani. Nelle ore successive i radiologi d’urgenza, diretti dal Dr. Michele Galluzzo, analizzando la Tac già effettuata al ragazzo, sospettano una lesione ancor più grave e potenzialmente mortale che viene infatti confermata dall’esame endoscopico: l’impatto ha provocato il distacco del bronco principale sinistro dalla trachea.
Ma è solo l’inizio di una sorta di calvario, al quale il giovane è costretto a sottoporsi. Lemmetti deve tornare in sala operatoria. I chirurghi Cardillo e Ricciardi sono costretti ad effettuare una complicatissima ricostruzione delle vie aeree, ricollegando il bronco alla trachea. Anche in questo caso l’operazione sembra regalare speranze, ma purtroppo nei giorni successivi, il polmone sinistro di Angelo tende a richiudersi e anche il destro, interessato dal trauma, peggiora: non è più possibile una ventilazione e ossigenazione adeguata e un ulteriore peggioramento equivarrebbe a morte certa. Il 28 luglio, con il supporto dei tecnici della perfusione del gruppo del Dr. Carlo Contento, viene avviata l’ossigenazione extracorporea (ECMO): una scelta molto rischiosa, ma unica possibilità di sopravvivenza. Per circa una settimana, mentre l’ossigenazione di Angelo è affidata unicamente alle macchine, gli pneumologi del gruppo di endoscopia bronchiale del Dr. Sandro Batzella tentano quotidianamente di “riaprire” il bronco.
Ma la situazione non migliora. I medici perdono le speranze di salvargli il polmone sinistro. A quel punto diventa necessario un nuovo intervento: delicatissimo. Un’operazione con un tasso di mortalità del 60%. Il dottor Cardillo e la sua equipe eseguono un delicatissimo e complesso intervento di asportazione del polmone, il tutto non staccando il giovane dalla macchina per la circolazione extracorporea che viene anzi portata direttamente in sala operatoria. “Si tratta di una procedura eseguita pochissime volte al mondo e con un tasso di mortalità di oltre il 60% – spiega Cardillo, direttore della UOC Chirurgia Toracica –. E se pensiamo che è stato eseguito dopo un precedente evento traumatico di questo livello, possiamo definirlo eccezionale”.
“Nel 2022 abbiamo ricevuto al San Camillo 1220 traumi maggiori, di cui circa 200 pazienti soccorsi sulla scena e elitrasportati presso di noi, con esisti straordinari come nel caso di Angelo. Questi risultati ci portano a riconoscere almeno 3 punti di forza nel “progetto politrauma” al San Camillo. Il primo è una logistica dell’emergenza davvero efficace, il secondo l’abitudine dei professionisti del San Camillo a trattare la massima complessità, e il terzo è l’attitudine a lavorare contemporaneamente in equipe multidisciplinari”, commenta Narciso Mostarda, direttore generale del San Camillo.