Chiuse le indagini sul Parma Fc: AD e presidente rischiano

Tra palle di neve, vento gelido e simpatici pupazzi di neve, ahimè, le notizie che “fioccano” in questi giorni non parlano solo del bianco che scende sulle nostre strade ma anche del rosso, profondo rosso aggiungerei, che sovviene dai bilanci societari del Parma, posti sotto l’accurato occhio dei PM alla luce della procedura di fallimento che ha visto costretta la squadra emiliana ripartire (quasi) da zero e risalire sino alla serie cadetta, con non poche difficoltà.

Ci preme, innanzitutto, rammentare ai nostri lettori che qui non vogliamo né fare processi all’intenzioni né tanto meno decretare la colpevolezza di uno o più soggetti senza che vi sia un giudice che lo abbia stabilito, dinamica che, purtroppo, oggi si verifica molto spesso in molto programmi televisivi. Pertanto, fatta questa ragionevole premessa, ci focalizziamo, invece, su un aspetto fondamentale, quanto sconcertante, ossia il fallimento di un società che era già una volta risorta dopo un disastro economico e che oggi, per la seconda volta, si vede nuovamente (anche se a distanza di qualche anno perché le indagine sono partite circa due anni fa) sotto i riflettori della Polizia Tributaria della Finanza.

Difatti, i capi d’accusa, che svariano dalla bancarotta fraudolenta aggravata all’accesso abusivo del credito, oltre che il ben più grave reato di truffa,  mossi contro ben 24 persone, tra cui ex Presidente ed ex AD, non sono altro che il risultato di una copiosa indagine che ha visto emergere importanti buchi di bilancio, compravendite iper-valutate (svalutate) per coprire le perdite con plusvalenze fittizie, nonché operazioni illecite volte a favorire la continuità aziendale – sportiva.

Ora, nulla toglie che queste indagini debbono essere necessariamente valutate da un giudice che riterrà, o meno, colpevoli gli eventuali imputati, tuttavia, è abbastanza scandaloso che una società, già a rischio fallimento anni prima, riesca nuovamente (anche se con cause differenti) a toccare il fondo del barile senza che un’Autorità o un qualsiasi Ente sportivo si sia accorto di tutto ciò nel corso degli anni. Non si parla di meri errori di bilancio o di gestioni errate in un solo anno sportivo, ma, da quanto emerge dalle indagini, la questione economica è ben più importante rispetto a ciò che si palesava all’inizio. Non può non risultare strano che un giocatore nel giro della Nazionale (Parolo) venga venduto ad un’altra società per una cifra decisamente al dì sotto alla quotazione di mercato. E questo è solo un esempio di come nella gestione delle società sportive manchi un Organo sportivo efficiente che ponga in essere dei controlli che evidenzino queste anomalie. Non può esserci, e non dovrà esserci, un Parma bis, ne una situazione come quella che sta vivendo l’Arezzo. E’ quanto più necessario, ora come ora, che una Federazione come la FIGC che governa questo sport intervenga in maniera sostanziale per evitare situazioni simili che vanno solamente a discapito di dipendenti ed amanti dello sport.

di Luigi Colucci

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