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Roma Capitale

La sindaca Raggi e il suo rapporto con la Comunità ebraica

Come di consueto, il prossimo 27 gennaio verrà celebrata la Giornata della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto.

La Comunità ebraica esiste a Roma fin dal Medioevo ed ha sempre intrattenuto buoni rapporti sia con i cittadini, sia con il Comune. Gli insediamenti ebraici sorgevano in varie zone della città, ma erano concentrati soprattutto nel rione di Sant’Angelo in Pescheria, che corrisponde a quello che attualmente è conosciuto con il nome di “ghetto”. Questo fu istituito il 14 luglio 1555 durante il pontificato di papa Paolo IV Carafa, ma già prima la comunità ebraica era stanziata alle pendici del Campidoglio. Il luogo non fu scelto a caso; se infatti qualcuno avesse tentato di violare i diritti riconosciuti agli ebrei dalle autorità municipali, questi avrebbero potuto raggiungere facilmente i palazzi del Comune e presentare le proprie lamentele.

Con il passare dei secoli il vento soffiò in una direzione diversa e la realtà cambiò notevolmente. Nel 1938 Mussolini sottoscrisse le leggi razziali, estendendo anche all’Italia le normative che Hitler già da tempo aveva applicato in Germania e nei territori conquistati. Quest’anno, ricorrendo l’ottantesimo anniversario di quella fatidica data, il Comune di Roma ha deciso di compiere un gesto molto significativo nei confronti della Comunità ebraica e di dire un forte NO all’antisemitismo e ad ogni forma di discriminazione razziale.

Virginia Raggi, in collaborazione con il suo vicesindaco Luca Bergamo, ha avviato le procedure per cambiare la denominazione delle strade intitolate agli scienziati che sottoscrissero il cosiddetto “Manifesto in difesa della razza”. La sindaca ha comunicato la decisione al giornalista Pietro Suber per il suo documentario «1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani» dichiarando che Roma condanna apertamente le leggi razziali, ha inoltre auspicato che molte altre città possano seguire l’esempio della capitale. A cadere nel mirino sono nello specifico largo Nicola Pende, via e largo Arturo Donaggi e via Edoardo Zavattari.

Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica, ha accolto positivamente la decisione e ha rilanciato formulando una proposta alternativa. Al posto dei nomi degli scienziati che approvarono le leggi razziali, potrebbero essere inseriti quelli dei professori universitari che persero il posto di lavoro perché si opposero al regime. La riunione della commissione toponomastica si terrà il prossimo venerdì e quasi certamente si occuperà di queste questioni.

È sufficiente ricordare gli adesivi raffiguranti Anna Frank in maglia giallorossa attaccati da alcuni ultrà della Lazio in una curva dello Stadio Olimpico per comprendere che l’antisemitismo e la discriminazione razziale non sono legati al passato. Tuttavia, prendendo consapevolezza degli errori, ci si può impegnare per costruire un mondo più civile, obiettivo che la capitale intende perseguire.

Roma magistra vitae? Staremo a vedere.

Alessandro Gerundino