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Roma Capitale

Futuro Festival 2023: il 19 maggio via alla terza stagione con il flash mob “Opening”

«Il futuro è negli occhi di chi guarda»: dal 19 al 28 maggio torna a Roma, con la sua terza edizione, il festival di danza e cultura contemporanea, Futuro Festival, diretto da Alessia Gatta. Ben undici spettacoli più quattro performance, che includono sette prime nazionali; oltre alle compagnie italiane, una dalla Lituania e una da Israele.

Un grande flashmob con cento ballerini aprirà la nuova edizione.

Dalle ore 17 via Merulana, di fronte al Teatro Brancaccio, sarà invasa da cento danzatori che animeranno le strada e persino la facciata del teatro grazie ad una giovane compagnia che si esibirà nella danza verticale. Un evento di imponente impatto visivo e di apertura del quartiere all’arte e alla cultura contemporanea, per dare avvio alla rassegna. La strada diventa un palcoscenico. La performance outdoor diviene una vera e propria festa che coinvolge da vicino i cittadini.

In programma prima la coreografia di Vanessa Guidolin, Greta Martucci e Dana Lozada dal titolo “Opening”, a cura di BrancaccioDanza e [Matrice]N. Alle 17.15 segue “Keeper” de “Il Posto Danza Verticale”, prima compagnia in Italia specializzata in performance su piani verticali. Nasce a Venezia dal sodalizio tra la coreografa Wanda Moretti e il musicista Marco Castelli al fine di creare spettacoli che uniscono danza, architettura e musica.

Alle 18 – presso il Brancaccino open-air / Chapiteau – la performance creata ad hoc per Futuro Festival 2023, MIRAI (significa proprio «futuro» in giapponese). Attraverso la loro interpretazione, gli artisti fondono la danza contemporanea con l’urban dance e le discipline del nouveau cirque. Jesus Guia, testimonial 2023, coinvolge il pubblico grazie al suo personale stile experimental hip hop, tra improvvisazione e coreografia, guidato da una potente istintività. Daniele Toti e Vittoria Markov, entrambi danzatori contemporanei, esplorano la pratica, rispettivamente, dei tessuti e della roue Cyr.

Questi strumenti circensi accrescono la dinamicità insita nella danza; i corpi dei performer dialogano con la materia come in un vero e proprio passo a due, dove il movimento potenzialmente non ha mai fine. Grazie allo sviluppo aereo, lo spazio teatrale evolve non solo nella tradizionale dimensione orizzontale ma conquista la tridimensionalità, slanciandosi anche in quella verticale.

Segue alle ore 18.15 la tavola rotonda “Re-movēre – il futuro è negli occhi di chi guarda”, a cura di Matilde Cortivo. Moderatrice Gaia Clotilde Chernetich. Ospiti Ricky Bonavita, Maria Luisa Buzzi, Alessandro Longobardi, Valentina Marini, Stefano Milano, Wanda Moretti, Stefano Romagnoli. Critici, giornalisti, intellettuali, direttori artistici, artisti e organizzatori, ma anche appassionati dialogheranno in merito al futuro della danza, condividendo il loro sapere e la loro esperienza. Un prezioso momento per discutere su come orientarsi verso il futuro, come agire per poter dare sempre
più spazio alla danza dal vivo, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni e alle possibili nuove reti di collaborazioni tra Festival ed enti del settore, per ridisegnare la diffusione e la promozione della danza italiana.

Alle 21 in programma l’esibizione della compagnia “Spellbound Contemporary Ballet” al Teatro Brancaccio dal titolo “We, us and other games” con la regia e coreografia di Dunja Jocic, la drammaturgia di Nikola Zavisic e le musiche di Renger Koning. Per la prima volta la coreografa serba- olandese Dunja Jocic firma un lavoro a serata su commissione per Spellbound Contemporary Ballet con cui aveva già collaborato nel 2016 in occasione del progetto La Mode diretto da Tomoko Mukayiama.

I recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale hanno sconvolto il mondo, ma è chiaro che la sua evoluzione è ancora agli inizi. We, us and other games ci porta in un viaggio nella tana del coniglio nel possibile futuro che ci attende. Un padre, rimasto nel mondo analogico, si mette alla ricerca della figlia che ora vive in un gioco chiamato “The Living Project”. Quando il mondo come lo conosciamo diventa invivibile, a chi rivolgersi se non al mondo digitale? Ma che tipo di mondo potrebbe essere?