Non riesce ad aprire la nuova attività ed entra in crisi: suicida in via Tiburtina

Stava rinviando da settimane l’apertura del suo nuovo bar a causa della pandemia; dopo aver rilevato l’attività in via Tiburtina, non si riusciva a trovare il momento più appropriato per alzare le serrande per poter rientrare nei costi.

Alla fine il gesto disperato; a trovarlo i suoi migliori amici, che lo hanno visto appeso ad una corda stretta intorno al collo proprio all’interno del locale ancora non aperto al pubblico. A. B., classe 1968, era deceduto già da diverse ore.

Il dramma si è consumato ieri mattina poco dopo le 12.20 nel locale Caffè Di Giacomo. Gli amici del nuovo titolare chiamano l’uomo svariate volte al telefono senza, tuttavia, riuscire a parlargli. Lo cercano anche a casa: la moglie dice loro che è al bar ma anche lei inizia a preoccuparsi. Quando i due arrivano nel locale trovano la serranda alzata a metà. Entrano e lo chiamano per nome ma non ricevono risposta, trovandolo poi appeso nel sottoscala.

Il 53enne avrebbe dovuto aprire il bar a giorni anche se a causa delle restrizioni e delle limitazioni dovute alla pandemia aveva ritardato l’inaugurazione. Non si esclude che per avviare l’attività si sia sovraesposto senza riuscire a colmare eventuali debiti. 

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