Cittadino bengalese positivo, da giorni girava in città: “Forse ho infettato altri”

R.M., classe 1980 di Dacca, ricoverato da sabato all’Urban Garden Hotel, sulla Tiburtina, in zona Rebibbia, albergo iper sorvegliato dove la Asl Roma 2 sta alloggiando i bengalesi trovati positivi al coronavirus.

Abita in via della Marranella, tra il Pigneto e Tor Pignattara, secondo l’associazione Ital-Bangla, è una persona molto attiva, forse troppo se non si adottano le giuste precauzioni.
Il presidente dell’organizzazione Mohamed Taifur Rahman Shah dice:
“Avrà incontrato almeno un centinaio di persone, magari anche di più, negli ultimi giorni, anche se aveva già la febbre. È un fornitore di tanti minimarket e negozi della zona. Sabato mattina, dopo avere saputo dal medico di essere positivo, è venuto qui negli uffici della nostra associazione, che poi abbiamo sanificato. Nel frattempo abbiamo subito contattato la Asl, che per fortuna era già a conoscenza del caso. Il problema è che ha incontrato tanta gente per lavoro e vive in un appartamento con 6 persone”.

Il diretto interessato spiega:
“Come sto? Meglio. La febbre ora è bassa, ho solo un grande mal di testa:
Da 6-7 giorni avevo la tosse ero anche andato in farmacia per chiedere uno sciroppo, ho bevuto acqua calda, adesso sto meglio, ma giovedì sono andato dal medico per fare il tampone. Poi ho avuto il risultato e sabato sono stato portato qui.
Non sono praticamente mai uscito di casa, mangiavo e pregavo, per sei mesi. Da poco avevo ripreso a lavorare. Forse un mio amico che è tornato da Milano, nel mio magazzino abbiamo dormito insieme due-tre ore, oppure un’altra persona, un italiano, che è venuto a casa mia. Non credo invece di avere incontrato in queste settimane persone rientrate di recente da Dacca o da altre zone del Bangladesh. Io poi non ci vado da più di un anno, forse due.
Ho girato con il furgone per la città, con il mio autista, per 2-3 giorni, ma non di più, perché non c’è molto lavoro, poi fa molto caldo. Ora ho buttato tutta la merce, dopo avere saputo del coronavirus”.

R.M. si dice preoccupato per le persone con cui è stato in contatto. Quelle che ha incontrato e soprattutto quelle con cui abita.
“Ma non sono 7 – precisa – sono 5: 4 vivono nell’appartamento di sopra, io dormo nel magazzino di sotto, la notte. Però mangiamo insieme, in una stanza. Non so se stiano bene o se abbiano preso il virus, ma so che se ne stanno occupando i dottori, proprio per fare tutti i controlli. Io ora mi sento molto meglio, ho solo mal di testa”.

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