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Tufello, i lavoratori chiedono aiuto: “Noi dimenticati dalle istituzioni”

Il Mercato del Tufello è un mercato storico nel quartiere, costruito negli anni ’50, tutt’oggi in vita.

Una giovane donna che lavora nella struttura da oltre 13 anni lotta per non andarsene:
“Sono 13 anni che lavoro nel Mercato del Tufello, prima avevo un banco di abbigliamento, poi ho aperto un negozio d’estetica, sempre lì nel mercato, faccio manicure e pedicure.
Da quando sono lì però ho notato che le cose, con il passare degli anni, andavano sempre peggio: pian piano i banchi chiudevano e poi sono arrivati i centri commerciali, i supermercati e oggi ci troviamo in una situazione di stallo”.

Attualmente circa una dozzina di banchi rimangono con le serrande abbassate, mentre le attività aperte sono 50.
“A dir la verità nel primo lockdown la situazione non era neppure così male, la gente era costretta a muoversi solo vicino casa e il mercato sembrava aver ripreso quella considerazione che merita. Adesso però, dopo i vari periodi di chiusura e il lento rientro alla normalità stiamo accusando nuovamente i colpi.
A livello strutturale il Mercato non è chissà quanto danneggiato, ci sarebbe da sistemare il fuori, rimuovere o sostituire le plance arrugginite sul muro esterno ma non servono interventi costosi. Il problema sono le serrande chiuse, che scoraggiano noi lavoratori ma anche le persone ad entrare; sommata alla difficoltà nel vendere o lasciar acquistare i banchi la situazione sta diventando pesante”.

Conclude infine:
“A gennaio abbiamo creato una petizione online per intitolare il Mercato “Gigi Proietti” e per riqualificarlo: dopo le 500 firme dei residenti abbiamo mandato il tutto al Municipio. Loro si sono confrontati in una riunione online, alla quale io e altri abbiamo partecipato, e alla fine hanno approvato sia la riqualifica che il nuovo nome. Siamo arrivati a maggio però e nulla è ancora cambiato. Basterebbe anche che si iniziasse con le piccole cose, dei murales sull’esterno del mercato, la rimozione delle plance arrugginite. Insomma, dei passi che ci facciano capire che qualcosa si sta muovendo”.