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Incendi al Parco degli Acquedotti: il racket dietro ai roghi

Dodici roghi negli ultimi 22 giorni nel parco degli Acquedotti e il cielo di Cinecittà che si riempie di fumo. Dietro non ci sono piromani o predatori di rame che vogliono disfarsi dei rifiuti come accade in diverse parti di Roma.
È una guerra interna al mondo della prostituzione maschile per la conquista del territorio la causa degli incendi che nelle ultime settimane hanno devastato il polmone verde del quadrante sud-est della Capitale.


Secondo le indagini dei carabinieri, ancora in corso, non c’è dubbio che dietro quei roghi ci sono avvertimenti tra le diverse bande che cercano di conquistare gli spazi per la prostituzione. 
Già lo scorso 12 giugno, la direzione del Parco Regionale dell’Appia Antica aveva denunciato in una lettera inviata alle forze dell’ordine “la gravità della situazione” e “gli incendi dolosi aumentati vertiginosamente”. I volontari hanno realizzato anche una mappa con l’indicazione dei luoghi colpiti da atti vandalici e incendi dolosi per sottolineare l’aumento del fenomeno dei roghi:

Le sentinelle sono proprio i volontari di Retake Roma Acquedotti, che hanno dato l’allarme e hanno chiesto aiuto a Flavio De Septis, il responsabile del gruppo No roghi tossici al parco della Caffarella dove in passato grazie anche all’uso di droni si è arrivati all’arresto di diverse persone. Ieri il modello Caffarella ha funzionato anche al parco degli Acquedotti dove i carabinieri del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (Nipaaf) hanno fermato dopo un inseguimento un uomo mentre stava per appiccare un incendio. La convalida del fermo avverrà solo questa mattina, ma intanto il cerchio si sta chiudendo attorno alla guerriglia che da giorni sta terrorizzando i residenti di Cinecittà e i frequentatori del parco.