La Lazio piange un altro eroe del 1974: addio ad uno dei simboli della squadra di Maestrelli

Nei giorni in cui Sky rievoca l’epopea della Lazio del 1974, i tifosi piangono la scomparsa di un atro dei componenti di quello storico gruppo

Dopo Maestrelli, Re Cecconi, Frustalupi, Chinaglia, Pulici, Wilson e D’Amico, la Lazio perde un altro dei simboli della Lazio del 1974. E’ morto infatti uno degli uomini che hanno vissuto l’epopea della squadra di Tommaso Maestrelli, custodendo ricordi e segreti di una formazione destinata ad entrare nella storia.

La Lazio piange la scomparsa di un altro componente dello storico gruppo del 1974 – Roma.Cityrumors.it

La Lazio piange la scomparsa di Alfredo Recchia. L’autista della Lazio del primo scudetto è morto ieri a Frascati all’età di 91 anni, all’ospedale San Sebastiano. Recchia è stato uno degli uomini più fidati di Tommaso Maestrelli, capace di creare un rapporto straordinario con il tecnico e con tutti i componenti della rosa. Recchia ha portato la Lazio in giro per l’Italia, diventando una sorta di talismano per Chinaglia e compagni. I dirigenti si affidavano a lui per le trasferte della squadra. I calciatori lo consideravano parte integrante del gruppo squadra. Recchia ha stretto un rapporto viscerale con i calciatori, custodendo segreti e confessioni e partecipando ai momenti più significativi della cavalcata scudetto della Lazio del 1974.

Proprio nei giorni in cui Sky Sport sta ricordando i successi e l’epopea della Lazio più amata dai tifosi, il gruppo del 1974 perde un’altra pedina storica. Recchia ha vissuto ogni singolo istante di quella squadra, ma la sua storia laziale non si è limitata solo al gruppo del 1974. Alfredo è rimasto alla guida del pullman della squadra fino ai primi anni novanta, quando arrivò Sergio Cragnotti.

Le avventure con Juan Carlos Lorenzo e il pullman che sfreccia nonostante i semafori rossi

Laziale fino al midollo, ha vissuto i momenti più significativi e intensi della storia biancoceleste. I ricordi più intensi e particolari risalgono all’avventura di Juan Carlos Lorenzo sulla panchina della Lazio. L’istrionico tecnico argentino (che era solito vivere di scaramanzie e fissazioni particolari) lo costringeva a veri e propri sprint. Il pullman biancoceleste, secondo i diktat dell’allenatore argentino, doveva per forza arrivare allo stadio prima di quello della squadra rivale. Una volta, per raggiungere l’Olimpico in tempo, passò ad un incrocio con il rosso: la Lazio vinse quella gara e Lorenzo gli impose di ripetere l’irregolarità anche nelle successive gare.

Tra i tanti momenti eroici vissuti da Recchia alla guida del pullman laziale, ci sono due trasferte a Napoli: la prima nel 1973, nell’ultima giornata che consegnò lo scudetto alla Juventus. Mentre i bianconeri trovarono terreno fertile all’Olimpico contro una Roma che spalancò le porte agli attaccanti juventini, la Lazio a Napoli fu aggredita dai giocatori azzurri e dai tifosi, che lanciarono pietre contro il pullman e ruppero diversi vetri. Sempre in Campania, Recchia difese con i denti il suo mezzo anche durante gli spareggi del meno nove, giocati al San Paolo.

Alfredo Recchia, autista della Lazio del primo scudetto – Roma.Cityrumors.it

Alfredo Recchia, l’ultima intervista

Nel corso di una delle commemorazioni della Lazio di Maestrelli, Alfredo Recchia aprì per noi l’album dei ricordi, rievocando alcuni dei momenti più significativi della storia biancoceleste. Ecco una delle sue ultime interviste: “Per me Tommaso Maestrelli era un padre. Non riesco a parlare di lui, altrimenti mi emoziono ed inizio a piangere. Grazie a lui sono diventato un uomo: mi ha insegnato tante cose e mi voleva un bene pazzo. Guai se durante gli allenamenti io non mi facevo trovare. Non stavo con loro solo la domenica e durante i viaggi in trasferta. Mi volevano anche in mezzo al campo, durante gli allenamenti. Mi hanno fatto sentire a tutti gli effetti un componente di quella squadra. E alla fine degli allenamenti io e Felice Pulici prendevamo la sacca dei palloni e la riportavamo dentro lo spogliatoio”.

Alfredo Recchia è stata una delle coscienze di quella squadra. “Non tutti lo sanno, ma Maestrelli sapeva tutto e si informava su tutto. Anche da me, voleva sapere dei segreti che io non ho mai rivelato a nessuno. Il mister era un grande. Il giorno che si sentì male, fu durante il viaggio di ritorno da una trasferta. Io quel giorno non c’ero perchè accompagnai la Primavera in un torneo. Era dicembre, a ridosso del Natale. Maestrelli stava male, pieno di dolori, eppure, quando rientrai dalla trasferta, in sede c’era una busta per me, con scritto: Buon Natale Alfredo: pensava prima a noi e poi a tutto il resto. Quella busta, con la sua dedica, l’ho custodita per sempre”.

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