Ricerca scientifica, l’allarme: chiudere le porte alla Cina è un errore

Si sta facendo un gran dibattito sulla possibilità di riaccendere la Via della Seta in ambito universitario, ma ci sono pochi pro e tanti contro

Una via che non sembra più tanto percorribile. E’ quella che porta diretta l’Italia fino in Cina, una specie di “Via della Seta”, ma molto più intricata e molto più velenosa. Tra i due paesi ci sono tante trattative, tante sinergie e tanti dialoghi aperti o meglio che si vorrebbero fossero aperti. Le alte sfere c’entrano fino a un certo punto, anche se sono ovviamente coinvolte in questo discorso, ma tutto si svolge a Roma e molto arriva anche a Pechino, visto che si tratta della cosiddetta “diplomazia scientifica” che tanti non sanno cosa sia.

La sinergia
La Via della Seta tra Italia e Cina (Ansa Romacityrumors.it)

 

Una sorta di scambio culturale a livello universitario dove professori e non solo, anche specialisti lavorano e studiano insieme per scambio culturale, ma anche per lavorare a progetti importanti che possono essere legati a scienza, ambiente e tanto altro legato alla ricerca. Un qualcosa che fino a qualche tempo fa era abitudinario, ma adesso sta diventando perfino rischio e controproducente, tanto da essere ritenuto un argomento sensibile, quasi al limite dello spionaggio. Si, avete capito bene. Questi sono io timori, anche perché per quanto avvenuto nel recente passato i livelli sono di guardia.

“E’ un peccato non poter collaborare e condividere con la Cina”

Il colloquio
Il momento cui Meloni e Xi si sono incontrati (Ansa Romacityrumors.it)

 

I timori, insomma, sono alti e non mancano. Ma in ogni situazione ci sono i pro e i contro, ed è su questo che l’ex Ministra Maria Chiara Carrozza si fossilizza e cerca di capire come poter proseguire la collaborazione, anche se spiega: “Se ci verrà chiesto per motivi strategici di non poter più proseguire il cammino e la collaborazione con la Cina, lo faremo, ma potrebbe rivelarsi un errore non poter più collaborare con loro a livello universitario“.

Le parole sono della presidente del Centro Nazionale di Ricerca, il Cnr, che guarda con un po’ di preoccupazione questa chiusura alla Cina. Che non è totale, ma non permette di poter condividere più alcune cose, anche perché ci sarebbe stato il furto di materiale sensibile e quindi non si vuole rischiare. Il canale resta comunque aperto, ma è una porticina che si sta chiudendo sempre di più.

Impostazioni privacy