Il cuore di Nerone a Roma: tra leggenda e realtà

Il tipico selcio romano rende uniche alcune delle strade del centro della Capitale, ma ne esiste uno dalla forma davvero particolare che racconta molte storie

Ci sono diverse caratteristiche che rendono Roma ciò che è, cioè una delle più belle città del mondo, se non la più bella. Una di queste è il “sampietrino”, ossia il blocchetto di pietra con una forma più o meno quadrata, i più diffusi sono quelli di 12x12x6 cm, che crea la pavimentazione di diverse strade e piazze nel centro storico di Roma. Inventati nel Cinquecento per far scivolare meglio le carrozze, poiché in grado di essere levigato dall’attrito dei carri, hanno preso il nome di “sanpietrini” o “sampietrini” perché i primi furono messi appunto in piazza San Pietro. Questi piccoli blocchi di selce identificano Roma allo stesso modo in cui importanti monumenti la rappresentano.

Il tipico sanpietrino romano – Roma.cityrumors.it –

 

Solitamente ricavato dalla leucitite, una roccia eruttiva effusiva presente nei Colli Albani e nei Monti Ernici, Sabatini e Volsini del Lazio, e dalla selce, roccia sedimentaria composta quasi esclusivamente di silice, risulta estremamente compatto e inattaccabile dagli agenti atmosferici.

Una pavimentazione caratteristica

Una volta realizzati, i sampietrini vengono posati su un fondo sabbioso o di pozzolana e poi battuti, in modo da aderire al fondo stradale. Questo procedimento permette di ottenere un manto stradale che, pur nella sua irregolarità, alla fine risulta molto resistente ed elastico che lascia respirare il terreno proprio grazie agli spazi esistenti tra una mattonella e l’altra. Nonostante l’evidente scomodità, e pericolosità, nel percorrere strade lastricate di sampietrini, pensiamo ai passaggi i moto, alle scarpe con il tacco o al fatto che diventano molto scivolosi se bagnati, ogni proposta mirata alla loro eliminazione è sempre accolta con diverse proteste popolari. Ma in particolare esiste un sampietrino a cui i romani sono particolarmente attaccati, è il “cuore di Nerone”, un blocchetto che sembra un bassorilievo a forma di cuore. Le leggende narrate nei secoli lo definiscono anche “Cuore di Bernini” o “Cuore di Michelangelo” e tante sono le storie e le tradizioni che avvolgono nel mistero il sampietrino tanto caro a Roma.

La piccola “pietra del mistero” si trova nel Libeccio della Rosa dei Venti in piazza San Pietro e si distingue per la sua insolita forma a cuore, spiccando fra tutti gli altri. Nella pavimentazione della piazza è infatti stato inserito un cerchio di marmo che corre tutto intorno all’obelisco e di fatto lo trasforma in una gigantesca meridiana. Questa è la “Rosa dei Venti“, dove vengono indicati i venti in corrispondenza di ogni disco chiaro e l’indicazione della direzione geografica, il cuore di Nerone si trova nel riquadro a sud-ovest, il vento di “libeccio“ appunto, sul lato sinistro della piazza guardando la facciata della basilica.

Il famoso cuore di Nerone – Roma.cityrumors.it –

 

Tra leggenda e realtà

Molte leggende circolano nella Capitale, la prima vuole Michelangelo, o Bernini (già autore del maestoso colonnato), creatore del particolare selcio, come ricordo del passaggio nella vita di amori sfortunati, perduti o mai trovati. Altri narrano sia stato inciso da una donna in onore del marito, condannato a morte ingiustamente.  Un altro racconto prende spunto dal fatto che l’area occupata oggi dalla Basilica di San Pietro era, nei tempi antichi, lo stesso luogo su cui sorgeva l’anfiteatro di Nerone, luogo in cui persero terribilmente la vita molti martiri, e quindi spiega l’esistenza di questo cuore in loro memoria. C’è poi chi sostiene che il sasso sia stato scolpito da un garibaldino la notte prima di abbandonare Roma, alla caduta della Repubblica Romana nel 1849.

L’ultima leggenda, forse la più accreditata è legata all’autore della “rosa dei venti”, un abate astronomo di nome Filippo Luigi Gilij. L’abate era anche un grande botanico, coltivava piante del Sud America all’interno del Vaticano e nel 1789 scrisse un libro sulle varietà di piante esotiche, dove in un paragrafo c’è la descrizione dell’allora sconosciuto pomodoro, che proprio in quegli anni iniziava a radicarsi in Europa, e della sua rappresentazione grafica, molto simile al “cuore rovesciato di Nerone”, che in effetti potrebbe ricordare benissimo un pomodoro.

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