Pizzo alle bancarelle: il racket con a capo Dino e Mario Tredicine

Sono 18 le misure cautelari totali eseguite questa mattina nell’ambito dell’indagine sul racket delle autorizzazioni per il commercio su strada con il coinvolgimento di pubblici ufficiali, imprenditori e sindacalisti.

A finire in manette anche Dino Tredicine, finito a Regina Coeli ed il fratelo Mario Tredicine ai domiciliari. I due sono accusati di essere a capo del racket delle bancarelle a cui hanno indagato polizia municipale, guardia di finanza e polizia valutaria.

Giro d’affari che ruota attorno al racket delle licenze e delle turnazioni dei camion bar a Roma: per occupare il ” posteggio” migliore un commerciante era costretto a pagare alla cricca un pizzo che poteva arrivare fino a 60mila euro all’anno. 40 in tutto gli indagati, a seconda delle posizioni, per associazione per delinquere finalizzata all’induzione a dare o promettere utilità, falso ideologico ed estorsione.

portato alla luce un giro di mazzette per la gestione delle autorizzazioni per l’occupazione di postazioni per il commercio ambulante, e soprattutto per le relative turnazioni, pilotato da un gruppo composto da dirigenti del Comune, rappresentanti di categoria e titolari di licenze per camion bar o bancarelle. Sotto di loro un esercito di tirapiedi pronti a minacciare gli ambulanti non disposti ad accettare le regole del gioco. Ovvero pagare il pizzo per piazzare la propria attività nel posto migliore a discapito delle regolari turnazioni. In tutto gli stalli gestititi illecitamente erano 240 che fruttavano incassi a sei zeri.

Il sindacalista Baglioni (Fivag) in un’intercettazione:
“Finché alla 34 (ufficio comunale) c’è Alberto la categoria non trema”.

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