Derby, Giudice sportivo: cori, insulti, bandiera incriminata, ecco la decisione finale

Le polemiche infinite del dopo derby non si sono ancora placate, ma sono nel frattempo arrivate le attesissime decisioni del Giudice sportivo

Il derby della Capitale resta uno dei più sentiti e affascinanti al mondo, anche per le infinite code polemiche che continuano per giorni, settimane e mesi. Chi vince esulta e chi perde si lamenta. La Roma di De Rossi, grazie al colpo di testa di Mancini, porta a casa tre punti fondamentali per la corsa Champions League, un traguardo che sembrava irraggiungibile quando, a fine gennaio, l’ex capitano prese il posto di Mourinho sulla panchina giallorossa. La nuova Lazio di Igor Tudor invece deve provare a rimettere insieme un finale di stagione che, calendario alla mano, potrebbe ancora riservare sorprese positive.

L’esultanza contestata di Mancini – Romacityrumors.it – Ansa foto

 

Erano molto attese le decisioni del Giudice sportivo Gerardo Mastrandrea sul convulso e acceso finale di Roma-Lazio di sabato scorso. Le scaramucce in campo al fischio finale, la famosa bandiera sfottò per i cugini, sventolata dal difensore goleador della Roma sotto la curva Sud e presunti cori di stampo razziale che sono echeggiati durante la partita facevano temere provvedimenti esemplari.

Si temeva la stangata

Come tutte le stracittadine della Capitale, anche la terza e ultima della stagione non ha mancato le attese per i momenti di tensione che potevano esserci in campo, prima, durante e dopo il fischio finale dell’arbitro. Erano infatti attesissime le decisioni del Giudice sportivo Mastrandrea soprattutto sulla questione bandiera-Mancini, che tante polemiche ha scatenato sui social nel post partita. Potrebbe essere in arrivo una vera e proprio stangata per il giocatore, reo di aver tenuto un comportamento altamente antisportivo e lesivo nei con fronti della squadra avversaria, ma anche le tifoserie di Roma e Lazio potrebbero andare incontro a sanzioni molto severe. Il giudice ha chiesto infatti alla Procura FIGC di approfondire con ulteriori indagini quanto accaduto durante e dopo il derby tra Roma e Lazio. In particolare, nel mirino ci sono cori razzisti e discriminatori da parte di entrambe le tifoserie organizzate, oltre al comportamento di Mancini e di altri tesserati al termine della partita.

Polemiche infinite post derby – Romacityrumors.it –

 

Ora tocca alla Procura Federale

Sotto la lente ci sono i cori a sfondo razziale dei tifosi della Lazio contro Lukaku, quelli dei tifosi della Roma contro Guendouzi e quelli dei tifosi laziali di discriminazione razziale di matrice religiosa nei confronti degli avversari. “Letta la relazione pervenuta dalla Procura Federale”, si legge nel comunicato del giudice sportivo, “con riferimento ai cori di discriminazione razziale e religiosa, intonati dalle tifoserie delle società Roma e Lazio sia prima che durante la gara, riportati dettagliatamente nel medesimo rapporto della Procura Federale a partire dalle ore 16.44 del giorno della gara, assumono rilevanza, per dimensione e percezione segnalate dai rappresentanti della stessa Procura”. Per questi cori quindi si attende il supplemento di indagine della Procura Federale. Stessa cosa anche per il caso Mancini che così non si chiude, almeno per ora. Il Giudice Sportivo ha infatti chiesto alla Procura Figc la relazione sull’episodio di fine derby con protagonista Gianluca Mancini, che ha sventolato una bandiera della Lazio con l’effigie di un topo, sottolineando che la competenza a decidere è la sua, fatto sul quale la Procura Federale ha infatti già aperto un’inchiesta. “Credo che quello di Mancini, sia un brutto gesto, ma credo anche che a questo punto il giudice sistemerà quanto prima e quindi lascio evidentemente a lui il giudizio finale”, ha dichiarato oggi l’ad della Lega Serie A, Luigi De Siervo, a proposito dell’esultanza di cattivo gusto del difensore giallorosso alla fine del derby. Alla fine il Giudice Sportivo ha oggi reso noti i risultati delle indagini e si è limitato a multare il capitano giallorosso, senza squalificarlo, con una pena pecuniaria di 5000 euro.

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