124 anni e non sentirli: tanti auguri Lazio

Oggi compie gli anni la società biancoceleste, la prima nata nella capitale e la prima a scoprire il gioco del calcio. 124 anni di storia e di gloria

Come ogni anno, nella notte tra l’8 e il 9 gennaio, migliaia di tifosi biancocelesti si sono dati appuntamento a Piazza della Libertà, per festeggiare il compleanno della S.S. Lazio. La più antica società della capitale compie 124 anni. Due scudetti, una Supercoppa Europea, una Coppa delle Coppe, una Coppa delle Alpi, sette Coppe Italia e cinque Supercoppe italiane: questo il palmares del club biancoceleste. Ma a di là dei trofei conquistati e di quelli sfiorati, la Lazio ha rappresentato e continua a rappresentare qualcosa che va oltre il semplice risultato sportivo.

I tifosi della Lazio festeggiano a Piazza della Libertà il compleanno del club – Roma.Cityrumors.it

La Lazio è un ideale, un sentimento, una compagna fedele per milioni di appassionati, che ne seguono le vicende con amore e passione. E’ la compagna di viaggio di centinaia di domeniche; è l’amore che regge agli anni, ai problemi, ai tradimenti e alle delusioni. E’ una delle poche certezze in un mondo che lentamente perde ideali e prospettive. Il 2024 si apre con il compleanno del club capitolino, che sarà chiamato subito a confrontarsi con il match più atteso e temuto: il derby. Domani, alle ore 18:30, i biancocelesti affronteranno i giallorossi allo stadio Olimpico. In palio le semifinali di Coppa Italia. “Ma il derby – come ha detto il tecnico Sarri – va oltre al risultato sportivo. Si gioca per il nostro popolo”.

Lo stesso che stanotte ha cantato a squarciagola gli inni e i cori che ancora oggi commuovono e regalano emozioni. Lo stesso che ha vissuto 124 anni in un bilico continuo: sospesi tra la gioia e la depressione, le ansie e le vittorie liberatorie. La Lazio e il suo popolo: un connubio unico, indissolubile. La parte più bella e sana di una storia d’amore meravigliosa

La storia della Lazio: la fondazione

La Lazio, nasce il nove gennaio del 1900 grazie ad un’idea di Luigi Bigiarelli. Il giovane sottufficiale dei Bersaglieri è un’amante delle manifestazioni sportive. Sogna di partecipare alle gare indette dai circoli della capitale, ma non essendo iscritto a nessun club e rifiutando l’idea di dover pagare per poter fare attività fisica, propone ai suoi amici un’idea rivoluzionaria e affascinante: creare una nuova società, aperta a tutti. Chiede ai suoi otto amici se sono d’accordo e riceve otto si: il fratello Giacomo, Odoacre Aloisi, Arturo Balestrieri, Alceste Grifoni, Giulio Lefevre, Galileo Massa, Alberto Mesones ed Enrico Venier non hanno dubbi. Incuranti delle difficoltà organizzative, logistiche e dell’assoluta mancanza di denaro, i nove giovani iniziano a fantasticare sul nome e sui colori sociali. La volontà è quella di ampliare i confini della città e di scegliere un nome nel quale Roma è ampiamente compresa. Inoltre la presenza della “Ginnastica Roma” impone di accantonare il nome della città. Nasce così la Società Podistica Lazio. Sui colori è lo stesso Bigiarelli a fulminare i suoi amici, imponendo il bianco e il celeste della bandiera greca, patria delle Olimpiadi. La Lazio cresce, si diffonde, vince le prime gare podistiche e scopre, diffondendolo in tutta la città, il gioco del calcio. Diventa il primo club della capitale a cimentarsi con il nuovo sport e per poter trovare degli avversari, è costretta ad una dolorosa scissione interna. Da una costola della Lazio nasce la Virtus, società contro la quale vince il suo primo, storico derby. Nel giro di pochi anni i biancocelesti vedono nascere altre società, che nel 1927 confluiranno nella neonata A.S. Roma. La Lazio scampa alla fusione grazie all’intervento del Generale Giorgio Vaccaro, che studia e realizza un salvataggio in extremis.

Silvio Piola, il centravanti più prolifico della storia della Lazio e del calcio italiano – Roma.Cityrumors.it

Da Piola al primo scudetto

Nei primi anni della sua storia la Lazio vive momenti esaltanti: sfoggia campioni del calibro di Silvio Piola (miglior cannoniere di tutta la storia del calcio italiano), Fulvio Bernardini (primo calciatore del centro-sud ad essere convocato nella nazionale) e tanti altri elementi di spicco nel panorama calcistico italiano, passa dalla vittoria del suo primo trofeo (la coppa Italia del 1958) ad una crisi economica senza eguali, che porta la società a vendere i suoi pezzi migliori (con sacrifici estremi, come la cessione di Selmosson, centravanti idolo dei tifosi, alla Roma) e la squadra a ballare tra la serie A e i cadetti. Alla fine degli anni sessanta arriva la prima svolta. Umberto Lenzini diventa presidente del club. Il neo patron ha fatto fortuna nel settore edilizio e alla guida della Lazio inizia a costruire una squadra destinata a diventare leggenda. Alla guida della squadra arriva un uomo tanto saggio, quanto abile nel costruire un gruppo unico: Tommaso Maestrelli. Il tecnico è abile nel disegnare una squadra tatticamente all’avanguardia, ma soprattutto è uno dei pochi a saper gestire uno spogliatoio, anzi due spogliatoi di uomini veri. Due gruppi ben separati, capaci di picchiarsi e sfidarsi per tutta la settimana, per poi trasformasi la domenica in una famiglia: da Pulici a Oddi, da Wilson a Re Cecconi, passando per Frustalupi, Nanni, Garlaschelli e Chinaglia. Il guerriero indomito. L’uomo capace di far uscire dal guscio un intero popolo e trascinarlo alla conquista del primo scudetto biancoceleste.

La Lazio che nella stagione 73-74 si aggiudica il secondo scudetto della sua storia – Roma.Cityrumors.it

Scandali, sventure… e tanto amore

Siamo nel 1974. La Lazio si laurea campione d’Italia. Sembra l’inizio di un ciclo straordinario. In realtà, per riaprire nuovamente la bacheca biancoceleste bisognerà attendere ben 24 anni. Nei quali accade di tutto: due scandali scommessi, la morte di Tommaso Maestrelli e Luciano Re Cecconi, la fuga di Chinaglia negli Stati Uniti, amare retrocessioni, improvvise risalite, l’incubo della serie C sventata solo grazie all’impegno di Eugenio Fascetti e i suoi uomini, che nel 1987 sono protagonisti di un’impresa straordinaria, recuperando ben nove punti di penalizzazione. Così dopo la paura del fallimento, scongiurata grazie all’arrivo della coppia Bocchi-Calleri alla guida della società, della retrocessione in C, evitata con il lavoro di Fascetti, la Lazio inizia a tracciare le basi per tornare nel calcio che conta. Sempre sotto la guida del tecnico viareggino i biancocelesti tornano dopo solo un anno in serie A e si apprestano a vivere un profondo e radicale cambiamento. Grazie alle intuizioni del Direttore Sportivo Regalia e al fiuto del patron, la squadra si rinforza anno dopo anno.

I successi di Cragnotti

Arrivano nella capitale giocatori sempre più forti e nel febbraio del 1992 arriva la svolta: il finanziere Sergio Cragnotti diventa azionista di maggioranza della società. In breve tempo arrivano nella capitale elementi di grande spessore: da Paul Gascoigne (acquisto concluso a meta con la precedente gestione) a Beppe Signori, da Diego Fuser ad Aaron Winter, fino ai vari Di Matteo, Nedved, Jugovic, Boksic, Casiraghi. Tasselli che, anno dopo anno, riportano la squadra a primeggiare in Italia e nelle competizioni internazionali. Al lavoro di Cragnotti manca ancora la ciliegina sulla torta per ambire in maniera definitiva al titolo italiano. La squadra è tornata a recitare un ruolo di assoluto protagonismo nel panorama calcistico italiano, ma non è ancora arrivata al top. La svolta arriva l’estate del 1997, quando Cragnotti porta nella capitale il tecnico Sven Goran Eriksson e soprattutto Roberto Mancini, stella del calcio italiano, capace di portare nella Lazio una nuova mentalità vincente. La Lazio torna a vincere, aggiudicandosi la Coppa Italia grazie ala rete di Alessandro Nesta, promosso dal vivaio e diventato in breve tempo il difensore italiano più forte del mondo. La stagione successiva arriveranno due trofei: la Supercoppa italiana, vinta in casa dei campioni d’Italia della Juventus e la Coppa delle Coppe, primo trofeo internazionale del club. In campionato la Lazio esprime il calcio più bello e divertente. Vince, convince e guida la classifica. Solo un crollo nel finale, dovuto ai tanti impegni e a numerosi torti arbitrali, che spianarono la strada alla rimonta del Milan, costrinse i biancocelesti al secondo posto, con una sola lunghezza di ritardo dai rossoneri.

I giocatori della Lazio portano in trionfo Sergio Cragnotti, il presidente del secondo scudetto – Roma.Cityrumors.it

Lo scudetto e la fine dell’era Cragnotti

La delusione è tanta, pari alla voglia di ripartire. Cragnotti regala ad Eriksson altri elementi importanti: porta a Roma il fantasista Veron, Diego Pablo Simeone e tanti altri campioni. La Lazio si prende la rivincita sul campionato e sul destino, vincendo lo scudetto all’ultima giornata, con un finale emozionante, degno di un film. Mentre i laziali battevano in casa la Reggina, la Juventus (che aveva un punto di vantaggio sui biancocelesti) veniva fermata a Perugia, sul campo dove dodici mesi prima il Milan beffò Mancini e compagni. E’ una festa incredibile per tutti i tifosi, che colorano la città. Dopo 26 qnni la Roma biancoceleste torna a scendere in piazza per festeggiare uno scudetto, arrivato nello stesso anno in cui la città festeggia il Giubileo e la Lazio il centenario del club. I biancocelesti si regalano anche la Coppa Italia, la Supercoppa Italiana e la Supercoppa Europea, battendo gli invincibili del Manchester United. La Lazio è in cima alle classifiche mondiali per club, ma anche stavolta, dopo una grande gioia, arrivano una serie di incredibili sventure. Cragnotti entra in crisi con le sue aziende e viene costretto a cedere il club. Dopo due anni difficili a livello societario (con due aumenti di capitali onorati in extremis, ma con l’ombra del fallimento sempre dietro l’angolo) ed esaltanti da un punto di vista tecnico (con il ritorno di Mancini in panchina e la vittoria di una Coppa Italia), la Lazio cambia pagina.

La Lazio di Lotito

Il presidente della Lazio Claudio Lotito – Roma.Cityrumors.it

Il 19 luglio del 2004 la Lazio passa nelle mani di Claudio Lotito, semi sconosciuto imprenditore romano, responsabile di alcuni enti di sicurezza e di diverse imprese di pulizie. Cragnotti, tradito dagli stessi enti bancari che ne avevano favorito l’ascesa, ha abdicato già da due anni.  Dopo un tira e molla stressante e durato diversi mesi, Lotito prelevò il pacchetto azionario in extremis, evitando il fallimento della società. La sua gestione, almeno nei primi anni, è ricca di colpi di scena: dalla lotta per ottenere il pagamento dilazionato del debito fiscale, condotta e vinta in prima persona da Lotito, al coinvolgimento della società (per alcune telefonate con i vertici federali del presidente biancoceleste) nello scandalo Calciopoli. Dalla corsa contro il tempo per presentare la documentazione al Tribunale di Tivoli che certificava l’accordo fiscale, valida per il salvataggio della Società (con tanto di corsa in motorino dell’Avv. Gentile, legale di Lotito), ad altre vicissitudini. Sotto la gestione Lotito arrivano anche numerosi trofei: la Coppa Italia del 2009, vinta ai rigori contro la Sampdoria, la Supercoppa italiana contro l’Inter di Mourinho, destinata a primeggiare in Italia e in Europa, e la storica Coppa Italia del 26 maggio del 2013, battendo in un’accesa finale allo stadio Olimpico, i rivali di sempre della Roma. Per la prima volta nella storia del calcio romano, il derby capitolino va oltre la supremazia cittadina. In novanta minuti, Lazio e Roma non si giocano solo un trofeo, ma una gara che vale il dominio assoluto. La Lazio vince il derby grazie ad un gol di Senad Lulic al settantunesimo minuto. Una gioia indescrivibile, paragonabile solo a quella provata per la conquista dello scudetto. Sotto la gestione Inzaghi, arriveranno poi anche due supercoppe italiane e una Coppa Italia (vinta contro l’Atalanta). La Lazio saluta il 2024 con la stessa passione e lo stessa voglia che l’hanno contraddistinta in più di un secolo di vita. Pronta all’ennesima battaglia da affrontare con il proprio popolo di fianco.

 

Impostazioni privacy