Ama, dipendenti in malattia per evitare il Covid: spese extra per i cittadini

Sono centinaia i dipendenti Ama che pur di non raccogliere l’immondizia dei pazienti risultati positivi al coronavirus si sono messi in malattia.

Il risultato è stato la spesa di oltre un milione e mezzo di euro per mettere al lavoro squadre private che svolgessero i compiti dei dipendenti rimasti a casa; l’unico modo per assicurare la raccolta della spazzatura ai pazienti in isolamento domiciliare o ai casi sospetti in quarantena.

I forfait dei netturbini sono stati talmente numerosi e improvvisi che la società comunale, che in teoria potrebbe contare su 7.200 dipendenti, non è riuscita a coprire i turni nemmeno con gli straordinari ed è stata costretta ad arruolare altri operatori ancora.

Sono gli stessi rapporti interni di Ama a rivelare l’escalation di turni saltati, soprattutto per motivi di salute, veri o presunti. Dati ufficiali. Nel primo trimestre dell’anno, il tasso di forfait ha superato il 20,3%, un record nella storia della municipalizzata, già nota per la piaga dell’assenteismo. Un dipendente su 5 non si è presentato al lavoro, senza contare i riposi settimanali e le ferie. Solo per «malattia», da gennaio a marzo si è assentato l’11,89% dei dipendenti. Una crescita esponenziale, in termini assoluti: +48% rispetto alle assenze per malattia del trimestre precedente, l’ultimo del 2019. E +38%, sempre in termini assoluti, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nel secondo trimestre (aprile-giugno), il tasso di assenze è rimasto sopra al 20%, ma le malattie sono calate (7,8%), casualità, proprio mentre cresceva il numero dei nuovi congedi legati all’emergenza Covid (dall’1% del primo trimestre al 5,5%).

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