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Roma, caso Luca Sacchi: dall’autopsia nessuna traccia di droga nel suo corpo, i punti non tornano

L’autopsia svolta sul corpo della vittima Luca Sacchi, il 24enne romano ucciso durante la notte compresa tra mercoledì e giovedì scorso davanti al pub John Cabot, ha avuto esiti negativi. Questo significa che nel corpo del ragazzo non è stata trovata alcuna traccia di alcun tipo di droga.
Inoltre, gli esami sono stati svolti più volte per scrupolo.

Queste le affermazioni dell’avvocato Armida Decina, legale della famiglia Sacchi.

Valerio Del Grosso, il principale sospettato della morte del giovane, ha affermato: “la mia intenzione non era quella di ucciderlo. Il rinculo della pistola me lo ha fatto colpire in testa”.
Intorno a questo caso emergono sospetti, ma anche dubbi riguardanti molte sfumature che non riporterebbero con alcune delle testimonianze.
In questi giorni stanno uscendo fuori altri particolari, come si evince dall’ordinanza di custodia cautelare di otto pagine secondo la quale il GIP di Roma Corrado Cappiello abbia confermato il fermo dei due indagati: Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, di anni 21.

Sempre secondo il Gip Cappiello, invece, la volontà dell’omicidio sembrerebbe assodata e senza alcun dubbio, data la presenza già premeditata della pistola calibro 38, della distanza dalla quale è partito il colpo e della parte del corpo, ovvero la testa, presa di mira in quel momento.

Sempre all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare, si evince anche la presenza di un amico in comune tra la vittima e i due criminali. Si tratta di Giovanni, già noto alle Forze dell’Ordine per reati riguardanti stupefacenti.
Lo stesso Giovanni, durante la sua testimonianza, ha confermato di essere stato lì quella sera insieme alla vittima e alla ragazza, ha negato però la sua conoscenza nei confronti di Del Grosso e gli altri due testimoni.

L’avvocato di Del Grosso, Alessandro Marcucci, ha affermato nuovamente che l’intenzione del suo assistito non era quella di uccidere la vittima Luca Sacchi. Ha ribadito che l’assistito ha chiesto scusa più volte e che, in realtà, si è trattato di una disgrazia. L’avvocato Marcucci ha ricordato, inoltre, che il ragazzo non ha altri precedenti, se non quello di percosse, ha un contratto a tempo indeterminato presso una pasticceria, ha un bambino di soli 6 mesi a cui è particolarmente legato ed è figlio di buona famiglia. Per il resto, come già detto, Del Grosso si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Si è addentrato nel caso un altro testimone che ha confermato la versione di Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata della vittima, riguardante la botta alla testa con la mazza di metallo portata dai due 21enni.
Il tutto, però, è smentito sia dalle immagini di alcune videocamere di sorveglianza presenti presso un negozio di tatuaggi antistante il Pub, sia dalle parole del titolare del negozio stesso, testimone oculare.
Contro le parole di Anastasiya anche il referto dell’ospedale che cita: “nessuna traccia di ematomi e ferite lacero contuse, solo presenza di contusioni generiche”.

C’è un’altra sfumatura di tutta la faccenda che non porterebbe, ovvero la presenza di molti soldi (che sarebbero serviti per acquistare sostanze stupefacenti) nello zaino di Anastasiya Kylemnyk che, in realtà, non sono mai stati ritrovati.
All’interno della zaino della fidanzata della vittima, infatti, sono stati ritrovati un porta tessere, un portafogli contenente la patente di Anastasiya, un guanto in lattice di colore blu contenente un bossolo esploso e la mazza da baseball nera di metallo probabilmente usata per colpirla. Dei soldi, però, nessuna traccia.

Sono molti i punti che non tornano in questa storia, le Forze dell’Ordine stanno lavorando duramente per ricostruire il tutto e poter avere giustizia.