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Uccise un bimbo con un suv. Polemiche furiose per la sentenza: “Un colpo mortale”

Con un Suv si schiantò sull’auto dove c’era un bambino di cinque anni, uccidendolo sul colpo. La sentenza provoca proteste furiose

Una sentenza che fa discutere. Un procedimento che ha portato il ministro Matteo Salvini e l’Associazione vittime incidenti stradali a prendere posizione. Matteo Di Pietro, lo Youtuber leader del gruppo The Borderline che il 14 giugno scorso si trovava alla guida del Suv Lamborghini che si schiantò su una smart, provocando la morte del giovane Manuel Proietti (di cinque anni), ha patteggiato la sua pena a 4 anni e 4 mesi.

Matteo Di Pietro, lo youtuber che era alla guida del Suv che si schiantò contro un Suv provocando la morte del piccolo Manuel Proietti – Roma.Cityrumors.it

Era stato accusato di omicidio stradale. Il giovane non passerà neanche un giorno in carcere.  “4 anni per avere ucciso un bimbo di 5 anni? Una riforma della giustizia è quantomai necessaria”, ha commentato il Ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Fu lui, all’indomani della strage, a chiedere ed ottenere la revisione della Legge sugli omicidi stradali. Di Pietro ha atteso la decisione del giudice insieme ai suoi legali e alla famiglia, e alla lettura della sentenza si è lasciato andare ad un pianto ininterrotto.

L’incidente stradale in cui perse la vita il piccolo Manuel Proietti, avvenne il 14 giugno scorso. Il gruppo The Borderline, formato da Proietti ed altri soci, era solito organizzare della challenge: sfide nelle quali i componenti del gruppo si mettevano alla prova. Per l’occasione noleggiarono una Lamborghini e provarono a guidarla per diversi giorni consecutivi. Secondo i dati registrati dal gps, “emerge che il Suv al momento di imboccare Via di Macchia Saponara alle ore 15:38 si fermava. Dopo avere imboccato la via riprendeva la corsa, raggiungendo in soli 14 secondi la velocità di 124 km/h immediatamente prima dell’impatto. L’assenza di tracce di frenata – scrisse il giudice nel giorno in cui convalidò il fermo – dimostra verosimilmente che la decelerazione improvvisa e rapidissima è stata conseguenza dell’avvistamento dell’auto in prossimità del punto in cui si è verificato l’incidente”.

L’ordinanza del Gip e l’incidente

A bordo del Suv, oltre a Di Pietro, erano presenti altre quattro persone che stavano effettuando riprese con il cellulare. Video che poi sarebbero stati montati e pubblicati sul canale Youtube, che contava oltre 600.000 iscritti. Il ventenne aveva preso a noleggio il potente suv con “l’unico ed evidente fine – scriveva ancora il gip nell’ordinanza – di impressionare e catturare l’attenzione di giovani visitatori del web per aumentare i guadagni della pubblicità, a scapito della sicurezza e della responsabilità e di conseguenza a procedere ad una velocità superiore ai limiti indicati. Tanto più che alcuni dei passeggeri presenti all’interno della Lamborghini avevano più volte invitato a ridurre la velocità che percepivano eccessiva rispetto al limite dei 50 km/h”. La macchina si schiantò sulla Smart parcheggiata ai bordi della scuola frequentata dal piccolo Manuel. A bordo con lui c’erano anche la madre e la sorellina, rimaste ferite nell’impatto.

La sentenza ha scatenato le polemiche e le risposte furiose delle associazioni che combattono gli incidenti stradali – Roma.Cityrumors.it

La sentenza ha provocato lo sdegno dell’Avisl (Associazione vittime incidenti stradali), che ha parlato di una “pena irrisoria”. I legali dell’imputato avevano trovato un accordo con la Procura di Roma. Il gip ha confermato la richiesta dei difensori di Di Pietro, riconoscendogli le attenuanti generiche. All’ex youtuber (che si trovava ai domiciliari) è stata revocata la patente: “Chiedo scusa per quanto è accaduto”, ha detto al giudice poco prima della sentenza, ammettendo di “provare dolore. Mi impegnerò in futuro in progetti che riguardano la sicurezza stradale”. Così come confermato dal suo difensore, l’avvocato Antonella Benveduti, Di Pietro non finirà dietro le sbarre. “Credo che questa sia una condanna in linea che sono le finalità del nostro ordinamento, di rieducazione, di risocializzazione proprie della sanzione penale”, ha detto la penalista.

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In aula era presente anche la madre del piccolo rimasto ucciso, provata e commossa. La donna, dopo l’incidente era rimasta in ospedale per diversi giorni. Dopo la pronuncia del giudice ha lasciato piazzale Clodio senza rilasciare dichiarazioni. “Eravamo preparati, non è stata una sorpresa. Resta la tragedia per una famiglia, per una madre”, ha commento il suo legale Matteo Melandri. “D’accordo con le finalità di rieducazione ma una condanna così lieve, con accettazione del patteggiamento, per chi ha ucciso un bambino di cinque anni, è semplicemente inadeguata e forse assurda. Quel conducente viaggiava a 124 km/h in un centro abitato col limite di 50 km/h, schiantandosi contro la vettura condotta dalla mamma del bambino, senza lasciare tracce di frenata”, le parole delli Alg (Associazione Lorenzo Guarnieri) e Asaps (Associazione sostenitori della Polizia stradale) – “deve essere vissuta come l’ennesimo colpo, anche questo mortale, per la legge sull’Omicidio stradale”.