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Sette anni fa la strage di Rigopiano: “Provo a riprendere in mano la mia vita, ma non è facile”

Giampaolo Matrone, uno dei superstiti della tragedia di Rigopiano: “Dentro di me so che non è così, ma provo a far passare questa giornata come se fosse una delle tante”

“Da quel 18 gennaio del 2017 sono andato a Rigopiano solo per le prime due celebrazioni. Oggi cercherò da far passare queste 24 ore come se fosse una giornata come tutte le altre”. Giampaolo Matrone, è uno dei superstiti della tragedia di Rigopiano. Cinque anni fa l’Hotel in cui alloggiava insieme alla moglie Valentina è crollato al suolo, portandosi dietro terrore, paure e tante vite. Tra queste anche quella della su compagna.

Giampaolo Matrone e la moglie Valentina, una delle vittime della strage di Rigopiano di sette anni fa – Roma.Cityrumors.it

La vita di Giampaolo e della figlia Gaia sono state sconvolte il 18 gennaio di sette anni fa. L’albero Rigopiano – Gran Sasso Resort, fu investito da una slavina, che si staccò da una delle montagne che sovrastavano la  struttura, causando 29 morti. Secondo i dati disponibili, si tratta della valanga che (presa singolarmente) ha causato il maggior numero di morti di sempre sulle montagne dell’Appennino. Giampaolo si trovava all’interno dell’albergo. Oggi, a distanza di anni, non ha voglia di ricordare quei momenti che hanno segnato la sua vita. “Mi hanno chiamato in tanti, ma non mi va di rilasciare interviste. Come ho detto, sto cercando di far passare questo 18 gennaio come un giorno qualunque, anche se dentro di me, so che non è così. Mia figlia è a scuola, io sto facendo tutti i miei giri classici. Provo a trasformare il 18 gennaio in un giorno come gli altri”.

Una scelta dettata dalla delusione. Nella  testa e nel cuore di Giampaolo sarà impossibile allontanare le immagini di quel 18 gennaio del 2017. Era nella hall dell’albergo, in compagnia di Valentina. La moglie fu schiacciata contro la parete dalla violenza della valanga: lui venne spazzato via. Rimase incastrato per tre giorni. La slavina si è abbattuta mercoledì pomeriggio, intorno alle ore 16.50. Giampaolo fu tirato fuori il sabato mattina. Nel corso di questi sette anni Giampaolo si è battuto come un leone in tutte le sedi: ha incontrato le istituzioni, si è scontrato con promesse che non sono mai state mantenute: è stato ricevuto da presidenti del Consiglio di ogni schieramento, ma si è scontrato con indifferenza, ritardi e con una macchina della giustizia che non ha fatto il suo corso.

“Scioccato dalla sentenza di primo grado”

Il salvataggio di Giampaolo Matrone. Dalle macerie spunta la sua mano verso i soccorritori – Roma.Cityrumors.it

Motivi che lo hanno spinto a fare un piccolo passo indietro. “Sono rimasto scioccato dalla sentenza di primo grado e da tutto quello che è successo”. Nel processo sono stati assolti l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo e, l’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco. Il gup del Tribunale del capoluogo adriatico Gianluca Sarandrea  ha inflitto pene minime: al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta sono stati inflitti otto mesi.. L’accusa aveva chiesto 11 anni e 4 mesi. Giampaolo non ha nessuna intenzione di abbandonare la sua battaglia alla ricerca della verità. La voglia di giustizia resta altissima. Ma allo stesso tempo, ha deciso di fare un piccolo passo indietro. “Ora spetterà agli avvocati. Attendo il processo di secondo grado – ci confida – e tutto quello che dovevo fare, l’ho fatto. Sono rimasto scioccato da tante situazioni che mi hanno deluso. Sono stato malissimo ed ho passato un periodo bruttissimo. Non voglio dare il mio fegato a nessuno, tantomeno a Rigopiano che ha già preso tanto da me. Mi provo a godere mia figlia e le cose che la vita mi regalerà”.

Sette anni vissuti alla ricerca della verità

Sette anni vissuti in prima linea, alla ricerca di una giustizia che potesse almeno in parte dare un pizzico di sollievo dopo tanto dolore. Giampaolo ha vissuto momenti terribili: ha affrontato e superato la sindrome del sopravvissuto: “mi sono chiesto perchè proprio io? – ci confidò in una recente intervista – Ma poi, grazie all’amore per Gaia sono riuscito a guardare oltre. Vivo in simbiosi con mia figlia. Faccio da padre, da madre: mi piace fare una battuta e dire che siamo quasi marito e moglie. Lei si rende conto di tutti i miei sentimenti. Lei è una bambina forte, che è stata capace di andare avanti tra mille difficoltà. E’ stata la mia forza. Se sono sopravvissuto lo devo al pensiero di mia moglie e alla consapevolezza di fare tutto il possibile per lei”.