I numeri pubblicati da Goletta Verde portano alla luce una situazione molto critica: laghi e mari laziali sono tra i più inquinati
Un dato sconfortate, ma che spiega nel dettaglio la situazione dei mari del litorale laziale. Secondo il bilancio di Goletta Verde, le coste della nostra Regione sono tra le più inquinate. Il 47% dei campioni di acqua marina e lacustre analizzati è risultata oltre i limiti di legge, risultato peggiore di quello nazionale al 32 per cento. Numeri che preoccupano e che portano gli esperti a lanciare l’allarme. La presenza di microorganismi di origine fecale nel Lazio risulta superiore alla media nazionale.
“I risultati delle analisi di Goletta continuano a confermare troppe criticità lungo le nostre coste – ha dichiarato Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – che soffrono di cattiva depurazione, scarichi abusivi e il forte carico antropico di questa stagione. Come emerge di anno in anno chiaramente, la porzione di litorale in provincia di Roma è quello dove queste criticità si trovano di più; non diamo alcuna patente di balneabilità tantomeno giudizi su porzioni complessive di costa, ma queste situazioni continuano a ripetersi ogni anno e c’è bisogno di risolverle: efficientando il sistema di depurazione, combattendo gli scarichi abusivi, monitorando le coste e lavorando insieme alle amministrazioni, alle quali diamo tutta la nostra disponibilità, per individuare i problemi e studiare strategie risolutive”.
Tanti i punti critici, che neanche i depuratori riescono a pulire. “Nel mare del Lazio ci sono ancora troppi punti critici, a causa di scarsa o mancata depurazione delle acque reflue, evidentemente sono troppi i depuratori non funzionanti e troppe le abitazioni che scaricano abusivamente in mare o lungo i canali che, arrivando sul litorale ne peggiorano la qualità complessiva” continua Roberto Scacchi. “Così come continua il trend negativo lungo la costa regionale, è evidente che, anche dopo anni e anni di nostre segnalazioni, la qualità dell’acqua dei nostri laghi continua a migliorare quando i problemi puntuali che indichiamo, si affrontano e vengono risolti. Lo stato di salute delle nostre acque deve migliorare, a vantaggio dell’ambiente, della salute e dello sviluppo sostenibile e greeneconomy sul nostro meraviglioso mare e nei nostri bellissimi laghi”, conclude.
“Il lavoro che facciamo ogni anno con Goletta Verde non vuole sostituirsi a quello delle autorità competenti ma denunciare una situazione di ritardo cronico del nostro Paese sul fronte della depurazione dei reflui – dichiara Federica BARBERA, portavoce Goletta Verde – Non a caso, gravano sull’Italia ben quattro procedure di infrazione da parte dell’Unione europea per la non conformità alla direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue. Con le nostre analisi dei punti critici, vogliamo denunciare ancora una volta questa situazione, confermata dai risultati dei monitoraggi effettuati nel Lazio. Il nostro mare è la principale vittima sacrificale della mancata depurazione sulla terra ferma, ossia di adeguati sistemi di trattamento dei reflui, sia urbani che industriali. Uno dei tanti mali italiani con conseguenze gravi soprattutto per lo stato di salute del mare”.
I mari più inquinati del Lazio
Ma quali sono i punti più inquinati delle coste laziali? Su 49 prelievi effettuati, ben 23 sono risultati oltre la norma: 15 quelli in mare (su 24 campionamenti) e 8 nei laghi (su 25 analisi effettuate). Le zone risultate inquinate sono: la foce del fiume Marta a Tarquinia, in via Aurelia km64 a Santa Marinella; la foce del fosso Zambra a Cerveteri; del fiume Arrone e della fiumara piccola a Fiumicino; la spiaggia altezza via Filadelfia a Pomezia e quella vicino le foci del Rio Torto e Fosso Grande ad Ardea, la spiaggia presso via Matteotti a Nettuno; Foce Verde e Foce Rio Martino a Latina; la foce del canale Sisto a Terracina; la spiaggia in via Gibraleon a San Felice Circeo.
Il problema della maladepurazione
“La maladepurazione – dichiara Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – resta un’emergenza cronica del nostro Paese e, oltre a minacciare mare, laghi e biodiversità, costerà centinaia di milioni di euro nei prossimi anni, a causa del pagamento di multe che l’Europa non ci condonerà. Per questo è fondamentale che il Governo Meloni lavori ad un piano nazionale per la depurazione nominando al più presto il nuovo commissario per la depurazione che oggi manca ancora all’appello. Occorre completare i lavori della rete impiantisca e prevedere più risorse, perché i fondi specifici previsti dal PNRR pari ai 600 milioni non sono sufficienti, come ha sottolineato anche la Commissione Europea. È ora di accelerare il passo con interventi concreti e politiche climatiche lungimiranti. L’Italia non può permettersi di restare indietro, ce lo impone anche la crisi climatica che sta avanzando ad un ritmo preoccupante e su cui ancora una volta l’Esecutivo fatica a dare risposte concrete a partire dal piano di adattamento al clima che deve essere ancora approvato e dalla creazione di un hub europeo, non del gas, ma delle rinnovabili che potrebbe trovare in Italia un modello a cui guardare, fondato in primis sullo sviluppo del fotovoltaico e dell’eolico, a terra e a mare”.