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Caos intercettazioni, gli esperti lanciano l’allarme: “Siamo in pericolo”

Politici, costituzionalisti ed esperti si espongono sul caso intercettazioni: “In un Paese civile, storie come quella accaduta al portavoce di Lollobrigida non dovrebbero succedere”

Continua a far discutere il caso relativo alle chat private uscite sul quotidiano La Repubblica alla vigilia delle elezioni Europee e che hanno coinvolto Paolo Signorelli, portavoce del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. In quelle chat, che risalivano a otto anni fa, Signorelli (che si è dimesso dal suo incarico, dopo l’eco mediatico che la vicenda ha scatenato) parlava con Fabrizio Piscitelli, in arte Diabolik, capo ultras della Lazio.

E’ caos intercettazioni. Politici e imprenditori lanciano l’allarme – Roma.Cityrumors.it

Il primo a prendere posizione sull’argomento, è stato il ministro della Difesa Crosetto, che ha dichiarato che tutti dovrebbero scandalizzarsi per il fatto che ci sia qualcuno che conserva fatti privati (irrilevanti per lo Stato), per poterli usare quando serve, almeno quanto ci siamo scandalizzati per i contenuti. Invece per tutti è ormai una prassi normale. Per me no. Ma, come sto constatando sul caso dossier, sono uno pochi a cui interessa il rispetto delle regole democratiche per tutti. Amici o avversari”. 

Parole che sono state condivise da costituzionalisti, politici e addetti ai lavori. Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane e candidato alle europee con gli Stati Uniti d’Europa, ha dichiarato:  “Ha ragione Crosetto, c’è poco da dire. Ed io ci tengo a ribadire un concetto: non entro nel merito della telefonata e non voglio dare nessun giudizio sulla persona specifica che non conosco. Qui si parla di altro. Il principio – ha dichiarato in esclusiva ai microfoni di Cityrumors.it – è che bisognerebbe eliminare dalla disponibilità pubblica, tutte le intercettazioni che non hanno rilevanza nel processo penale per le quali sono state istituite. E’ molto semplice. Altrimenti si fa una copia forense dei telefonini sequestrati e si entra in possesso di una quantità indefinita di notizie riservate, sulle persone titolari di quel telefono, anche se non hanno nessuna rilevanza penale o incidenza sul processo: è come essere entrati in casa di questa persona ed aver sbirciato dal buco della serratura. O aver messo l’orecchio ed aver ascoltato le sue confessioni intime. E’ chiaro che si viene a conoscenza di tanti segreti. Ma in una società civile, tutto questo non dovrebbe accadere”. 

Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane – Roma.Cityrumors.it

La notizia ha fatto il giro dei giornali in poco tempo. “Ho letto, così come ho letto i commenti di Salvini e di alcuni esponenti politici. Ma nessuno ha spiegato un cosa che era sotto gli occhi di tutti: qui è stato violato a monte un principio. Ripeto: se entro a casa sua e sento le sue conversazioni, qualcosa di interessante lo trovo. Ma siamo nella barbarie pura. Ed io francamente lo trovo squallido”.  Le chat coinvolgevano il portavoce del Ministro Lollobrigida, che non era indagato. “Quella persona poteva dire le cose più disdicevoli del mondo in una conversazione privata. E realizzata diversi anni prima che ricoprisse un ruolo. Il problema non è questo: magari lo può essere per chi gli affida certi incarichi. Ma qui alla base di tutto c’è una questione fondamentale. Quella conversazione non dovrebbe mai essere disponibile. Perchè queste sono le regole”.

Briatore e Sgarbi: “Situazione imbarazzante”

Sullo stesso tema, ha detto la sua anche Flavio Briatore. L’imprenditore si è scagliato contro l’utilizzo delle chat private e delle intercettazioni. “L’uso indiscriminato delle intercettazioni è di una violenza inaudita dice Flavio Briatore a Cityrumors.it e poi rovinano le persone. I signori che fanno queste cose non sanno una cosa: dopo che una intercettazione viene pubblicata sui giornali ti chiamano le banche e ti dicono che non sei più parte della complainers. Quindi mettono nei guai padri di famiglia e gente che fa affari. Non esiste pubblicarle, è un fatto di privacy. Eppure questi continuano ad andare avanti per la loro strada rovinando gente in continuazione“.

Vittorio Sgarbi, molto critico con l’utilizzo delle intercettazioni – Roma.Cityrumors.it

Vittorio Sgarbi, politico, intellettuale ed ex sottosegretario alla Cultura, ha da sempre assunto un atteggiamento molto critico verso l’uso indiscriminato delle intercettazioni. “Nelle conversazioni private, nelle chat, ci sono sfoghi di ogni natura. Io posso parlare con qualcuno e dire quello che voglio. Non ha nessun senso tirarle fuori dopo anni e costruirci qualcosa. Come si può dare risalto a conversazioni private o costruire un giudizio di merito o sulla moralità di una persona in base alle conversazioni private avute con amici? Nessuno dovrebbe giudicare qualcuno su qualcosa che non ha valore giuridico e che non potrà mai essere un reato, né tantomeno un reato”, ha dichiarato Sgarbi in esclusiva a Cityrumors.it.

Come modificare la norma? La parola degli esperti

Tutti concordi sulla necessità di modificare questo modo di fare. Ma come? Sgarbi ipotizza nuove norme, o modifiche a quella attuale, in grado di bloccare l’uso indiscriminato delle intercettazioni. “Bisogna fare qualcosa, concordo con ciò che ha detto Crosetto. La norma deve essere modificata. Bisogna lavorare per poter evitare che si ripetano casi di questo tipo. Bisogna fare una norma specifica, che una volta per tutte risolva questa situazione. Nel progetto studiato da Nordio esiste già un’idea in questo senso: ma va assolutamente potenziata ed ingrandita. E’ necessario”. 

Secondo Gian Domenico Caiazza, non serve nessuna nuova norma. Basterebbe applicare quella esistente e renderla a tutti gli effetti applicabile insieme a delle sanzioni, che scoraggino tutte le persone che intendono infrangerla. “Esiste una norma, ma si tratta di una norma che non prevede una sanzione. Quindi inutile. Una norma che stabilisce un principio, ma non sanziona la violazione del principio, non serve a nulla. In questo caso si acquisiscono le copie forensi di un computer, un telefono, perchè si immagina che da quei documenti emergano dati sull’indagato. Ma la norma prevede lo stralcio dei dati che non servono a nulla. Una telefonata con una mia amante, anche se sono un personaggio pubblico, va distrutta: anche se le dico delle cose curiose. Perchè non rilevante per l’indagine. Come si può conservarla e poi farla uscire sei, sette, otto anni dopo, solamente per mettermi in cattiva luce?”