Roma, la Raggi denuncia pubblicamente: “Sui rifiuti sono stata lasciata sola.”

“Sui rifiuti sono stata lasciata sola”, queste le prime parole usate dalla Sindaca di Roma Virginia Raggi durante il suo discorso sull’Emergenza Rifiuti a Roma.

Poi ha continuato: “Voglio ricordare tutti gli episodi di intimidazione che abbiamo ricevuto: l’incendio improvviso dei mezzi del servizio giardini, gli incendi dei cassonetti, l’incendio al Tmb Salario, l’impianto che trattava un quarto dei rifiuti di Roma. È stato liquidato come un incendio.

Io sono stata lasciata sola. Lo voglio dire, lo denuncio pubblicamente. Avrei avuto bisogno dell’intervento di tutte le istituzioni che avrebbero dovuto dire:

“Ohibò! Mettiamoci subito tutti insieme a lavoro e diamo immediatamente uno sbocco a Roma che è la Capitale d’Italia e che produce circa 5.000 tonnellate di rifiuti al giorno.”

Non è stato fatto e io mi sono dovuta arrangiare, con evidenti criticità in città. Che faccio, me la mangio l’immondizia?

L’11 Dicembre c’è stato l’incendio, il 12 Dicembre ho subito scritto ai ministeri dell’Ambiente, della Difesa e dell’Interno chiedendo un presidio fuori dal Tmb di Rocca Cencia perché quell’impianto è diventato ‘strategico’. Ho chiesto di far mettere un presidio dell’esercito all’esterno dei Tmb di Malagrotta che sono privati ma trattano l’altra parte dei rifiuti di Roma. Non è stato fatto, per mesi.

A Marzo, un altro incendio è scoppiato nel Tmb di Rocca Cencia. Per fortuna è stato domato immediatamente. È stato necessario un blocco di una settimana, chiaramente.

Ci vogliamo rendere conto che quello dei rifiuti è un business? E il Comune da solo non ce la può fare. Il Comune si deve occupare della raccolta. Il trattamento e lo smaltimento non li fa il Comune.

A Giugno è arrivata l’ordinanza della Regione che ho chiesto ‘a gran voce’. L’ordinanza dice che gli impianti del Lazio devono ricevere i rifiuti di Roma. Il trattamento dei rifiuti funziona cosi: Ama raccoglie i rifiuti, li porta negli impianti di trattamento che li lavorano e poi i rifiuti trattati vengono portati in altri impianti di trattamento che li smaltiscono. È un processo che si divide per fasi.

Arrivata l’ordinanza finalmente gli impianti di trattamento del Lazio hanno cominciato a prendere i rifiuti di Roma e pian piano la città ha cominciato ad essere pulita, perché Ama sapeva dove portare i rifiuti.

A Luglio però gli impianti del Lazio hanno ricominciato a chiudere le porte ai camion di Ama per una serie di motivazioni, tra cui la necessità di manutenzione. A Luglio quindi ho ricominciato a scrivere a tutti (ai ministeri e alla regione) per denunciare che gli impianti non ricevevano più i rifiuti di Roma. Nonostante l’ordinanza, gli impianti del Lazio chiudevano i cancelli ai camion di Ama, provocando un nuovo disagio che si sarebbe protratto anche ad Agosto ma soprattutto a Settembre, quando i cittadini, le famiglie e gli studenti sarebbero tornati dalle vacanze.

A quel punto, ho chiesto di prorogare l’ordinanza e di farla eseguire coattivamente. Un’ordinanza contingibile e urgente viene emanata in un momento straordinario e deve essere rispettata. A fine Luglio ho quindi chiesto di eseguire coattivamente quell’ordinanza perché gli impianti non ci stavano dando ascolto.

Ad Agosto ho ‘forzato la mano’ richiedendo ancora una volta riunioni e incontri perché siamo stati lasciati di nuovo soli. Il Comune da solo non ce la può fare. Questa è una della verità su quello che accade. Vogliamo dire che la Raggi è brutta e cattiva perché non raccoglie l’immondizia? Diciamolo. Vogliamo dire che Ama non fa bene il suo lavoro? Diciamolo, Ama ha tanti problemi.

Però diciamo anche quello che non viene detto e raccontato: c’è tutta una catena a valle che non funziona e non sta funzionando. L’effetto è che i rifiuti sono nelle strade di Roma. Arriverà ‘qualcuno’ che dirà che per risolvere l’emergenza dei rifiuti serve un impianto fatto velocemente, senza norme, senza regole. Questo è quello che accade. È mafia? Non lo so, non ho la pretesa di dire che è mafia. Però vi dico cosa accadrà. Accadrà che si andrà in deroga per risolvere un’emergenza che ‘non si poteva prevedere’ o risolvere in un ‘altro modo’. Che strumenti abbiamo noi sindaci? Abbiamo la legge che a volte non è uno strumento popolare, che crea consenso. Ma forse è la strada giusta per risolvere i problemi.”

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