La Nazionale di volley femminile: un esempio da seguire

Lo scorso 29 ottobre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale le atlete e lo staff della Nazionale Femminile di pallavolo, reduci dall’eccellente secondo posto conseguito ai recenti Mondiali giapponesi.

Il Presidente ha sottolineato come le atlete azzurre costituiscano un esempio da seguire per tutto il paese, in particolare per i giovani, in un momento storico in cui più che mai vi è bisogno in Italia di riscoprire il senso di appartenenza e di comunità.

Aldilà del risultato finale eccellente, con margini di crescita in vista delle Olimpiadi di Tokyo, a far appassionare i milioni di spettatori trepidanti davanti allo schermo è stata anche la capacità di immedesimarsi nelle “ragazze terribili”.

Gli atteggiamenti visti in TV e sui social hanno mostrato come, per il bene del collettivo, l’unica strada da seguire sia quella del reciproco aiuto, a prescindere da qualsiasi diversità anagrafica, ideologica o culturale.

La forza sta nel team; nella capacità di tendere la mano verso i propri compagni di squadra, soprattutto nei momenti di difficoltà o di tensione, come nei fantastici tie-break contro Giappone e Cina, ma anche nella finale persa contro la Serbia.

Una Nazionale di ragazze

Il volley è da sempre considerato lo sport di squadra per eccellenza, dove non bastano le individualità se non si è in grado di inserirle all’interno di un gruppo unito.

Il gruppo delle azzurre ha dimostrato ancora una volta di essere davvero unito, costituito da ragazze dall’età media molto bassa (appena 23 anni) cresciute insieme fin dalle nazionali giovanili, con l’aggiunta di alcune senatrici, come Lucia Bosetti e Serena Ortolani (moglie del coach Mazzanti e madre di una splendida bambina) in grado di indicare la strada in campo e fuori come delle sorelle maggiori.

Non è un caso che la pallavolo, specialmente femminile, viva di una stagione di grande successo: si tratta dello sport più diffuso nelle scuole superiori, e le stesse società di maggior successo ritengono fondamentale per le giovani promesse affiancare il percorso sportivo a quello degli studi (molte azzurre riescono a conciliare gli studi superiori o universitari con l’attività professionale).

Ricordando le parole di Mattarella, si potrebbe dunque trattare di un esempio da replicare per ogni sport e per ogni studente, ricordando l’antico e sempre valido motto “mens sana in corpore sano” e ridando lustro non solo allo sport italiano, ma alla stessa società civile.

Articolo di Dario Cicerchio

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