L’Università Sapienza di Roma al primo posto in Scienze dell’Antichità

La Sapienza di Roma è al primo posto in Scienze dell’Antichità, ormai i dati statistici parlano chiaro.

Poco tempo fa si è tenuta l’ottava edizione di QS World University Rankings by Subject, pubblicata lo scorso 28 febbraio dagli analisti della QS Quacquarelli Symonds, che classifica l’eccellenza delle migliori università al mondo in 48 discipline e in cinque macro aree di studio. Per stendere la graduatoria QS ha analizzato i corsi di laurea e post-lauream di 4.552 atenei in 75 nazioni.

In pole position l’università di Harvard, che si classifica prima in ben quattordici discipline, seguita dal Massachusetts Institute of Tecnology (MIT), che detiene il primato in 11 discipline, e dalla Oxford University, al primo posto in quattro discipline. Sempre nel Regno Unito Cambridge totalizza un eccellente risultato, posizionandosi tra i primi dieci atenei in ben 37 discipline.

L’Italia fa sentire la sua presenza con tre nomi importanti. Oltre alla Sapienza, che conquista il primo posto in Scienze dell’Antichità, il Politecnico di Milano arriva quinto per il design, mentre la Bocconi è decima in Business e Management.

Scienze dell’Antichità

Nonostante i tagli alla cultura degli ultimi anni e gli scarsi investimenti nella ricerca, il Bel Paese continua a far parlare di sé sia nel campo umanistico sia in quello scientifico.

Ma l’orgoglio italiano oggi è la Sapienza di Roma.

Fondata nel 1303 da papa Bonifacio VIII, rifondata nel 1406 per volontà di Innocenzo VII con la bolla Ad exaltationem Romanae civitatis, la prima università di Roma non ha mai trascurato lo studio dell’antichità classica greca e latina in tutti i suoi aspetti, dalla storia alla letteratura, alla filologia, all’archeologia, alla storia dell’arte, all’epigrafia.

Oltre all’impeccabile corpo docente attuale, lo Studium Urbis (questo il nome originario dell’università) ha sempre avuto dei grandi nomi tra i suoi professori. In particolare ricordiamo l’umanista Pomponio Leto, docente dal 1469 al 1498, commentatore di Virgilio, Lucano, Varrone e molti altri autori latini.

Nel 1455 Lorenzo Valla, noto ai più per aver dimostrato la falsità della donazione di Costantino, pronunciò un’orazione per l’inaugurazione dell’anno accademico della Sapienza in cui sottolineò il fondamentale ruolo svolto dalla Chiesa Cattolica nello studio della lingua latina. L’umanista sostenne che, dopo la caduta dell’impero romano, anche il latino si sarebbe estinto se la Chiesa non avesse continuato a coltivarlo facendolo diventare la sua lingua ufficiale, scelta necessaria per poter comprendere i testi sacri, tradotti dal greco in latino.

«Poiché la nostra religione è eterna, anche la cultura latina sarà eterna»; così diceva il Valla e certamente, a fronte di queste ultime statistiche, possiamo affermare che la lingua latina e la cultura classica in generale non sono qualcosa di superato, soprattutto nella città dei Romani e dei papi.

Semper ad maiora, Studium Urbis!

Di Alessandro Gerundino

 

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