La grandezza del Pazzo

Giampaolo Pazzini è uno che ha da sempre il gol nel sangue e ovunque abbia giocato ha timbrato il cartellino con una regolarità eccezionale, anche in situazioni ambientali non propriamente facili.

Dopo aver vestito le casacche di Atalanta, Fiorentina, Samp, Inter e Milan nel 2015 si accasa a Verona, sponda Hellas.

E’ subito amore con il tifo ma alla sua prima stagione in gialloblù la squadra retrocede in Serie B. Non ci sta Giampaolo, abituato a palcoscenici ben diversi e a suon di gol, 23 in 35 partite, l’anno dopo fa risalire subito la china ai veneti che ritornano nella massima serie. E arriviamo a questa stagione. Dopo un inizio in cui è stato titolare quasi inamovibile nello scacchiere tattico di Pecchia, pian piano, retrocede nelle gerarchie e, complice anche qualche diatriba con il suo allenatore, il bomber finisce per far panchina per lunghi tratti del girone d’andata di questo campionato fino alla decisione dello scorso gennaio: non sentendosi più protagonista in casa gialloblù, dopo due anni e mezzo molto intensi, decide di cambiare maglia.

Le offerte sono tante, si parla di Sassuolo e Torino ma sa che anche lì probabilmente farebbe panchina e rispedisce le proposte al mittente. Chi più di tutti lo cerca è il Parma, in Serie B, ma lui è più ambizioso e anche questa destinazione non lo soddisfa. Vuole una sfida più esaltante, la sfida che merita un attaccante del suo calibro per chiudere al meglio la propria carriera. Si fa avanti così il Levante, la seconda squadra di Valencia per importanza, che milita nella Liga spagnola. Il Pazzo non è mai andato a giocare fuori dall’Italia ma stavolta, all’alba dei 34 anni, decide che è il momento di mettersi di nuovo alla prova, di ricominciare da zero, di arricchire il proprio bagagliaio con una nuova esperienza e accetta l’offerta dei valenciani trasferendosi durante gli ultimi giorni di mercato invernale.

Ovviamente, per entrare negli schemi di una squadra nuova ci vuole del tempo e la sua prima partita la trascorre per 77 minuti scaldando la panchina della sua nuova casa l’Estadio Ciutat de Valencia fino a quando, a sorpresa, mister Muniz lo chiama per farlo entrare regalando al Pazzo l’occasione di farsi conoscere dai suoi nuovi tifosi.

Quello che accade però era difficilmente pronosticabile.

Il Levante, quando Pazzini entra in campo, sta conquistando un insperato pareggio, la partita si trova infatti sul risultato di 1-1 ma passano appena tre minuti dal suo ingresso in campo che il Levante si trova sotto per 2-1.

Vuole farsi apprezzare subito il Pazzo, non vuole macchiare così il suo esordio, corre come un forsennato su tutto il fronte d’attacco mettendo sotto pressione la difesa avversaria, e quando siamo ormai all’89’ e le speranze sembrano andar perdute, ha l’occasione che lo fa subito entrare nei cuori del tifo rossoblù: l’attaccante italiano, imbeccato da Jonas in area, da posizione defilata prova una conclusione che, pur scivolando, riesce a mettere alle spalle del portiere avversario regalando il pareggio ai suoi. Si porta le dita agli occhi, nella sua classica esultanza, e fa cadere giù lo stadio in una serata che ricorderà per sempre.

Mi sono tenuto per ultimo il tassello più importante di questa bellissima favola: l’avversario del Levante, sabato scorso, non era una squadra qualsiasi, anzi, era la squadra più importante del pianeta, detentore del titolo di campione d’Europa e del mondo, il Real Madrid di Cristiano Ronaldo, Bale, Modric e Sergio Ramos!

Dagli esordi nelle giovanili dell’Atalanta, passando per le grandi giocate in coppia con Cassano a Genova in maglia Samp, fino ad arrivare al gol del pari contro il Real di una settimana fa: tante reti gonfiate su e giù per l’Italia, mai un gesto fuori posto, mai una parola di troppo, sempre tanto sudore versato.

Questo è Giampaolo Pazzini, classe 1984, mestiere: attaccante di razza.

#pazzini #levanterea

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di Giorgio De Giorgi

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