Justice League: nuovo supergruppo, stesso copione …

Nuovo cinecomics questa volta di marca DC con qualche pregio ma difetti pesanti.

La trama è una formula in parte già vista con il primo Avengers della Marvel: un nemico aldilà delle possibilità di un singolo supereroe minaccia la terra e da qui l’unica alternativa di unirsi per sconfiggerlo. Per fermare quindi Steppenwolf, Batman (un Ben Affleck molto lontano dalla buona interpretazione fatta in Batman vs Superman: Dawn of Justice) riunisce cerca di radunare gli altri eroi sulla terra: con lui ci sarà la amazzone Wonder Woman (Gal Gadot, probabilmente la migliore del cast), il velocissimo Flash (Ezra Miller), il rude Aquaman (Jason Momoa) e il tormentato Cyborg (Ray Fisher). Nel mezzo di tutto ciò il ritorno, con tanto di resurrezione, di Superman (Henry Cavill), che forse era l’unico spunto narrativo nuovo in un copione che bene o male si è visto più e più volte.

Il film quindi fatica a trovare una sua identità, strizzando gli occhi ai suoi predecessori e rivali Marvel, con cui tra l’altro condivide lo sceneggiatore e regista Joss Whedon (subentrato a Snyder dopo l’abbandono della cinepresa di quest’ultimo). Le sequenze sono sempre bene o male posticce e ripetitive: una scena di una battaglia (con il tentativo sempre fallito di sembrare “epica”) girata in CGI, seguita poi da una gag comica di Flash, poi nuova scena d’azione, un dialogo sull’eroismo e poi di nuovo scena d’azione e così via (qualche volta ci scappa l’inquadratura al lato B di Gal Gadot …).

Se c’è un merito, perché c’è, è quello di aver ridato più sostanza e minuti al linguaggio “supereroistico” vecchio stile che era venuto sempre meno dopo tanta (e troppa …) produzione Marvel che appesantiva con uno humor ai limiti dell’infantile un genere sempre più lontano ai toni originali. Da questo punto di vista sarebbe stato interessante vedere cosa sarebbe emerso in più con la mano evidentemente più sapiente di Snyeder rispetto a quella di Whedon che (e questo si vede soprattutto nelle scene finali) ha trasferito il suo Avengers in una pellicola che doveva far emergere proprio la sua diversità. Il film resta alla una sorta di quadro a due facce: da un lato il riaffacciarsi di atmosfere cupe e slanci epici vecchio stile, ma dall’altro ecco che emerge una sorta di grosso cartoon in CGI, senza spessore e senza novità.

Certamente, anche per la sola curiosità, farà il suo carico di incassi e vale la pena vederlo anche solo per il fatto che comunque il progetto DC targato Warner, parallelamente a quello Disney con la Marvel, continua.

di Antonello Di Nunno

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