Il Giudizio Universale in musica e parole

A partire da oggi, giovedì 15 marzo, verrà rappresentato presso l’Auditorium Conciliazione di Roma uno show che ha come protagonista le bellezze della Cappella Sistina.

Ideato e diretto da Marco Balich, che nel 2006 è stato direttore artistico e produttore delle cerimonie olimpiche di Torino, lo spettacolo illustra la nascita di uno dei capolavori dell’arte italiana, il “Giudizio universale” di Michelangelo Buonarroti.

A dare voce all’artista toscano per 60 minuti è Pierfrancesco Favino, mentre il tema musicale portante è di Sting, che ha adattato il testo del Dies irae di Mozart per orchestra da camera e coro e ha dichiarato di essere onorato di partecipare a questo progetto. Il “Giudizio universale” è stato prodotto da Artainment Worlwide Shows con un finanziamento privato di 9 milioni di euro, ma fortunatamente agli spettatori ne basteranno 18 per comprare un biglietto.

Grande omaggio all’arte italiana, che continua ad affascinare gli uomini di ogni tempo, salutato con entusiasmo anche dalla direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta: «Questa iniziativa coniuga tradizione e innovazione. Non è un documentario ma qualcosa di straordinario che ha una valenza filologica, artistica e storica».

Michelangelo

Il celebre affresco fu realizzato da Michelangelo sotto il pontificato di Paolo III Farnese tra il 1536 e il 1541, dopo che l’artista aveva già lavorato alla volta della Sistina al tempo di papa Giulio II. È un’opera densa di significati, rimandi letterari, personaggi nascosti e soprattutto fu oggetto di aspre polemiche causate dalla nudità dei corpi.

Al centro di un movimento rotatorio è il Cristo, che con le braccia nerborute assolve e condanna; in basso, tra i dannati, gli storici dell’arte hanno individuato figure riconducibili alla Commedia di Dante, come Paolo e Francesca e Caronte, mentre in alto domina la scena la schiera delle anime del paradiso, tra le quali si trova San Bartolomeo che tiene in mano la sua pelle, poiché fu scuoiato durante il martirio.

Molti hanno visto nella pelle il ritratto di Michelangelo, mentre hanno identificato il volto del santo con quello di Pietro Aretino, letterato celebre e dissacrante, autore di un “manuale di prostituzione” dal titolo «Dialogo della Nanna e della Pippa» e ferocissimo detrattore del Giudizio. Furono proprio i suoi strali contro l’indecenza dei nudi michelangioleschi che spinsero nel 1565 papa Pio IV a chiedere ad un pittore, Andrea da Volterra detto Braghettone, di coprire le parti intime di tutte le figure.

Favino ha dichiarato: «È stata anche un’occasione, nel mio piccolo, di indagare un processo creativo che è anche dell’attore». In effetti la creazione artistica comporta impegno psicologico e in alcuni casi sforzo fisico, che Michelangelo rappresenta mirabilmente in uno dei suoi sonetti:

La barba al cielo, e la memoria sento/ in sullo scrigno, e ‘l petto fo d’arpia,/ e l’ pennel sopra ‘l viso tuttavia/ mel fa gocciando un ricco pavimento.

Il poeta/artista rappresenta se stesso sulle impalcature mentre affresca la volta della Sistina; riusciamo quasi a vederlo, a pancia in su, inarcato e col viso sporco di colore.

Nello stesso sonetto Michelangelo chiede ad un amico di difendere la sua «pittura morta» e certamente commette un errore, perché la sua arte è viva e questo show lo dimostra.

Alessandro Gerundino

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