Tra Inter-Roma e il piede destro di Dio

C’era una volta un Inter-Roma che valeva qualcosa.

C’erano una volta due squadre che lottavano per conquistare trofei, che si sfidavano per obiettivi importanti.

C’erano. Una volta.

Negli ultimi anni la sfida non è stata infuocata come accaduto soprattutto tra il 2007 e il 2010. Problemi societari, cambi di proprietà, allenatori con le idee poco chiare, sessioni di calciomercato fatte di stenti e conseguenti rose non all’altezza hanno fatto sì che il match perdesse il fascino a cui ci eravamo quasi abituati.

Eppure quest’anno qualcosa sembrerebbe cambiato. Quest’anno Inter-Roma, quantomeno, è una sfida per la lotta ad un posto nella prossima Champions League a scapito, comunque, delle ambizioni di qualche mese fa. I giallorossi pensavano infatti di poter partecipare alla corsa al tricolore assieme a Juve e Napoli ma si trovano distanti ben 12 punti dalla vetta con una partita da recuperare. Mancano ancora tante giornate ma è improbabile possano rientrare anche perché la rosa non sembra minimamente paragonabile a quella delle prime due della classe e Di Francesco è ancora acerbo per inseguire determinati obiettivi nonostante un futuro da grande allenatore assicurato.

Anche i nerazzurri, verso la metà di novembre, pensavano (o speravano) di poter alzare l’asticella dei propri obiettivi dopo un inizio di stagione col turbo grazie alla cura-Spalletti ma, per ridimensionare quelle ambizioni che obiettivamente stavano diventando esagerate, è bastato quest’ultimo mese in cui i risultati non sono stati brillanti.

L’Inter viene infatti da tre pareggi e due sconfitte nelle ultime cinque giornate. I tre punti in campionato mancano dal 5-0 inflitto al Chievo il 3 dicembre scorso. Pure la Roma non arriva all’incontro in un momento facile. Dzeko e compagni nelle ultime cinque giornate hanno vinto solo una volta, col Cagliari, perdendone due e pareggiandone altrettante. Bisogna rialzare la testa, Spalletti e Di Francesco lo sanno.

Il tecnico di Certaldo, grande ex della gara, si aggrappa all’Icardi monstre di questa stagione che insegue il suo 100° gol “italiano” tra campionato e coppe nazionali e spera, dopo questa sosta, di aver ritrovato al meglio Perisic e Candreva che nelle ultime giornate avevano faticato parecchio. Di Francesco, invece, dovrà fare i conti, oltre che con le voci di mercato di cui abbiamo ampiamente parlato qui, con l’infortunio di Perotti che verrà probabilmente sostituito da Florenzi (al suo posto, nel ruolo di terzino destro, andrebbe ad agire Bruno Peres) che dà più garanzie all’ex-tecnico neroverde rispetto a uno Schick apparso ancora non in condizione.

Appuntamento a stasera allora, 20:45, stadio Giuseppe Meazza di Milano.

Avrei voluto parlare di più di Inter-Roma ma ho finito le banalità perciò siccome in settimana c’è stato un altro evento importante per il calcio mondiale che mi ha toccato molto, mi lascio trasportare dai sentimentalismi e devio il discorso su Ronaldo De Assis Moreira, meglio conosciuto come Ronaldinho, che all’età di 37 anni ha deciso di dare l’addio al calcio giocato (sigh!). È stato un vero colpo al cuore per gli amanti di questo sport nonostante gli ultimi tempi li abbia passati in campionati minori.

Ripensando a quello che il brasiliano ci ha regalato in questi anni viene il magone. Giocate d’alta scuola, gol da cineteca e, soprattutto, tanti sorrisi dai quali percepivi la sua spensieratezza, il suo voler giocare a pallone solo per puro divertimento. Ronaldinho ha rappresentato appieno, durante la sua carriera, la gioia di giocare a Calcio, con la C maiuscola. Non me ne vogliano Messi, CR7 e compagnia bella, ma quello che abbiamo visto fare al Gaucho è qualcosa che difficilmente si riproporrà a breve su un campo da calcio. Ci prova Neymar, ogni tanto, ad avere la sua eleganza ma poi alla fine capisci che la differenza è abissale.

E allora, GRAZIE DINHO! Grazie per le emozioni e il divertimento che ci hai regalato! Grazie per il Calcio! Perché, come ho letto da qualche parte, se il piede sinistro di Dio è quello di Maradona, beh, il destro non può non essere quello di Ronaldinho!

di Giorgio De Giorgi

Impostazioni privacy